Sassari, gli scavi archeologici di via Artiglieria saranno aperti al pubblico il 24 e 25 marzo

«Reperti databili tra il XII e il XIV secolo, che in associazione con le strutture murarie rinvenute suggerisce di considerare questa area di interesse archeologico, come testimonianza di un nucleo abitativo medievale extraurbano, il cui toponimo era con ogni probabilità Utzeri, successivamente abbandonato». È la conclusione alla quale sono giunte le archeologhe che hanno di recente completato le attività di scavo e di ricerca all’interno del cantiere allestito in via Artiglieria dal settore Lavori pubblici del Comune di Sassari per la realizzazione del primo polo scolastico montessoriano in Sardegna. Lunedì 24 e martedì 25 marzo gli scavi archeologici saranno aperti al pubblico, la mattina dalle ore 09.30 alle ore 12.30 e il pomeriggio dalle 15.00 alle 16.00. L’ingresso al cantiere sarà possibili da Via Padre Zirano. L’accesso sarà consentito solo con scarpe adeguate.
Il cantiere è stato avviato un anno fa e in giugno è iniziata la demolizione del vecchio fabbricato scolastico, che si è conclusa in settembre. Il mese dopo, sotto costante sorveglianza archeologica, sono iniziati gli scavi per la posa delle fondazioni. E proprio durante tali scavi sono venuti alla luce strutture murarie e materiale archeologico. Alla luce dei ritrovamenti, la struttura tecnica dell’amministrazione ha ritenuto di dover coinvolgere la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro.

D’intesa tra i due enti, il cantiere è stato parzialmente sospeso, sia per consentire un’indagine archeologica più approfondita e il puntuale collocamento cronologico dei reperti rinvenuti, sia per predisporre una variante al progetto che, senza modificare le superfici utili della scuola, soddisfi l’esigenza di tutela integrale delle strutture murarie rinvenute.
L’area interessata dai nuovi rinvenimenti si trova tra Porta Utzeri, Santa Maria, Le Conce e le propaggini orientali della città, con i siti di Sant’Eusebio, San Lorenzo e Piandanna. È emersa una una dinamica insediativa e di frequentazione piuttosto complessa, in conseguenza della quale è stato ritenuto necessario allargare gli scavi in corrispondenza dei rinvenimenti, da eseguire con metodologia stratigrafica.

«Il ritrovamento di questi resti murari e dei reperti a essi associati riveste per Sassari una rilevante importanza storico-archeologica», affermano le studiose che hanno operato nel cantiere. «Fino al tardo Duecento, periodo di costruzione delle mura civiche, nelle aree immediatamente periferiche alla città sorgevano diversi villaggi come Silki, Cleu e Kitarone, abbandonati nella prima metà del Trecento per l’attrazione che esercitava la città murata e per i disordini e i pericoli costituiti dall’invasione catalano-aragonese», prosegue il resoconto a completamento delle indagini archeologiche. «Il nome della vicina Porta Utzeri suggerisce il toponimo Utzeri, mentre i reperti rinvenuti sono databili tra il XII-XIII e il XIV secolo e testimoniano l’esistenza di un nucleo abitativo medievale extraurbano», è la convinzione maturata. Non solo. «Le indagini stratigrafiche hanno portato alla luce parte di un’abitazione rurale ubicata in località Utzeri, della quale non c’è chiara testimonianza nei documenti medievali, probabilmente insediata da piccoli nuclei di abitazioni rurali che caratterizzavano le campagne al di fuori del circuito murario di Sassari», concludono le archeologhe. In particolare, «gli scavi hanno messo in luce l’esterno dell’abitazione, caratterizzato da un selciato e da una buca, riempita con materiali riconducibili ad azioni di manutenzione del tetto durante le sue fasi di vita», mentre «i reperti rinvenuti coprono un arco cronologico che va dalla prima metà del 1200 alla metà del 1300 e testimoniano dei rapporti tra la Sardegna e le rotte del Mediterraneo occidentale, dalla Provenza alla Liguria, dalla Toscana sino, probabilmente, al Lazio, e dei contatti con Tunisia, Egitto e Siria». A confermarlo è il ritrovamento di “denari” genovesi, il cui conio è databile dal 1139 al 1339, e monete di età sabauda contestuali alla vita dei locali dell’artiglieria.

«Ma sono stati ritrovati anche reperti di età romana, residuali, che testimoniano della capillare presenza dall’età repubblicana fino all’età imperiale nella valle di San Lorenzo e nella zona oggi conosciuta come gli Orti di San Pietro – è la chiosa – i dati raccolti raccontano della vitalità e della continuità di vita in questa parte di territorio, riccamente fertile, probabilmente disabitata e depauperata degli abitanti a favore dell’accrescimento della città di Sassari, all’interno delle mura».

La conclusione dei lavori è prevista per il prossimo novembre, ma i ritrovamenti archeologici e l’esigenza della loro tutela integrale impone uno slittamento che, nel rispetto delle scadenze fissate dal finanziamento europeo, non potrà andare oltre il 31 marzo 2026. La variante progettuale mira a inglobare nel nuovo edificio scolastico l’area dello scavo: per preservarla, tutelarla e renderla visibile al pubblico attraverso un varco visibile da via Padre Ziranu, ma anche per farla diventare un laboratorio di archeologia nello spirito della didattica Montessori, a servizio non solo del singolo plesso scolastico.

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