Dona Paolo Mulas ha salutato i fedeli di Sassari con una lettera.
“Carissima comunità ospedaliera,
nell’accogliere la scelta e la richiesta dell’Arcivescovo Saba, inserita in un percorso di rinnovamento e ristrutturazione della nostra diocesi, scrivo queste righe per comunicarvi che dopo tre anni e mezzo di servizio si conclude la mia esperienza come Assistente spirituale religioso nell’AOU di Sassari.
Sinceramente non so se fossi pronto a questo cambiamento così importante, e vi confesso che in questo momento è difficile per me trovare le parole giuste, ma ho imparato come la vita stessa, nella sua essenza, ci conduca sempre, nostro malgrado, a distacchi più o meno profondi e talvolta dolorosi.
In questa avventura ho capito come non sempre ci sia una parola giusta da dire, spesso c’è da evitare quella sbagliata, ma soprattutto ho appreso quanto sia importante esserci, con la mente e con il cuore, per potersi prendere cura di chi ci viene affidato.
A conclusione di questo tratto di strada percorso assieme sento il bisogno di dire a tutto il personale e a ciascuno di voi semplicemente grazie per come mi avete accolto facendomi sentire a casa, in modo particolare in questo anno e mezzo segnato dal Covid!
Mi sono sentito ‘uno di voi’ e parte integrante delle vostre equipe: insieme ci siamo presi cura del prossimo in un clima di sincera accoglienza e rispetto reciproco.
Grazie per la fiducia e per la collaborazione, per l’aiuto e i consigli che mi hanno fatto crescere come uomo e come sacerdote.
Insieme abbiamo condiviso tanti momenti, alcuni difficili, ed il ringraziamento più grande e bello che oggi vi voglio rivolgere è per avermi accettato così come sono nella mia umanità, con tutti i miei pregi e difetti, nella speranza di avervi ricambiato sempre con un sorriso sincero ed un amore fraterno.
In tutta sincerità chiedo perdono se talvolta non sono stato all’altezza del mio compito e del mio ministero, se non sono stato un buon esempio e se non ho prestato abbastanza attenzione ai vostri bisogni o non mi sono fermato ad ascoltare qualcuno di voi, passando oltre con indifferenza.
Un pensiero grato e riconoscente lo rivolgo al buon Dio per tutti i pazienti e alle loro famiglie che ho incontrato in questi anni condividendo la sofferenza della malattia e la speranza per la guarigione.
Affido a Maria, Nostra Signora delle Grazie, tutte le mamme e i papà con i quali ho sperimentato l’attesa e la gioia per una nuova vita, come fossi uno di famiglia.
Un ricordo speciale lo rivolgo a tutti coloro che ho avuto l’onore di accompagnare, con il conforto della fede e dei sacramenti, nel momento dell’incontro con il Padre ed in modo particolare le mamme e i papà che hanno pianto la perdita di un figlio o di una figlia.
Come ultima cosa vi chiedo una preghiera per don Piero, padre Eugenio e don Virgilio, nuovo cappellano, perché possano essere sempre espressione luminosa della provvidenza di Dio.
Ed infine vi chiedo una preghiera per me e la nuova esperienza che mi attende, affinché il Signore apra il mio cuore e la mia mente e possa accompagnare ogni giorno i passi del mio ministero.
“Il Signore vi benedica e vi protegga. Faccia risplendere il suo volto su di voi e vi doni la sua misericordia. Rivolga su di voi il suo sguardo e vi doni la sua pace”.