Il sindaco Campus: “Dall’odio si può guarire. Mutuando dalla medicina, dall’odio ci si deve vaccinare. In alcuni casi serve il richiamo. Per altri, forse, oggi è stata la prima dose”
Le coscienze non sono sopite. Chi non ha vissuto, perché di un’altra generazione lontana nel tempo, non ha comunque dimenticato. E non vuole farlo. Commozione, attenzione, trasporto, applausi, impegno. Questo è il patrimonio che hanno portato gli oltre mille studenti di tutto il territorio che hanno aderito all’iniziativa organizzata dal Comune di Sassari per commemorare le vittime dell’olocausto.
Giovani degli istituti superiori che, attraverso la musica, il ballo, la lettura e il canto, hanno espresso che cosa è stato e cosa è tutt’oggi per la società l’olocausto, il metodo scientifico con cui milioni di persone sono state eliminate dal nazifascismo: ebrei, oppositori, omosessuali, disabili, zingari e ogni altra categoria ritenuta indesiderabile dal regime. Sguardo attento e silenzio hanno riempito il teatro comunale anche durante i saluti istituzionali, quando il presidente del Consiglio comunale Maurilio Murru, rivolgendosi alle giovani generazioni ha dichiarato che “sarete voi a costruire le coscienze del futuro, perché sarete chiamati voi domani, anzi già da oggi, già da ora, a proseguire questa azione di mantenimento della Memoria della tragedia dell’olocausto”. E ha aggiunto: “Più il tempo dilata questo ricordo, allontana questi fatti, più noi dobbiamo essere capaci di urlare, sempre più forte il dolore di queste vittime e delle loro famiglie, affinché queste tragedie non si ripetano”.
“L’olocausto è stato compiuto non da un singolo dittatore, ma dalle migliaia di uomini che si sono prestati a uccidere altri uomini – ha commentato il sindaco Gian Vittorio Campus -. Così come tutti i genocidi del Novecento, perpetrati per motivi razziali, religiosi, etnici. Ma non ci sono giustificazioni, e la responsabilità è di chiunque ha accettato, ne ha preso parte e non si è opposto”. Mentre il vescovo Gian Franco Saba ha chiesto agli stessi studenti che sappiano sempre sviluppare una mente critica, intesa come capacità di discernere il bene dal male. Sia il sindaco di Alghero, Mario Conoci, sia quello di Porto Torres, Sean Wheeler, in rappresentanza delle Città e dei Consigli comunali presenti, hanno ricordato l’importanza del rispetto verso il prossimo e dell’impegno in prima persona contro la deriva di odio, soprattutto nei social network.
Ma i veri protagonisti della mattinata, intensa, forte nei contenuti, sono stati gli studenti con letture note, altre meno conosciute, interpretazioni, coreografie, video, canti, testimonianze, immagini. L’olocausto visto dalle vittime, brani dei carnefici, da cui emerge quella che non era follia, ma scienza e ingegneria al servizio dell’odio e dell’orrore.
Sul palco, oltre due ore coinvolgenti e commoventi, iniziate con un video sul campo di concentramento di Auschwitz, e proseguite con l’esibizione della Dance School Number One, il balletto, seguito da alcune letture, del liceo Azuni. con le performance della corale studentesca (composta da alunni e alunne dell’istituto tecnico industriale Angioy, del liceo Canopoleno, del Marconi, dello Spano, del Polo Tecnico Devilla, dell’istituto Paglietti di Porto Torres, del liceo Figari e del Castelvì) insieme alla Vocale Nova Euphonia. E poi ancora le letture del Polo Tecnico Devilla – Dessì – La Marmora e le musiche del quartetto d’archi del Conservatorio.
I ragazzi e le ragazze del liceo Canopoleno hanno interpretato la lettera che hanno inviato alla senatrice Liliana Segre, mentre le classi di Thiesi e di Bonorva hanno letto brani sull’olocausto, così come quelle dell’Istituto tecnico Industriali, l’Ipia Pellegrini e l’Ipsar (Istituto professionale per i Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera). Presente anche il figlio di un sassarese deportato, che è riuscito a tornare a casa. Sergio Rizzi ha introdotto un’immaginaria e toccante corrispondenza tra un padre deportato e la figlia.
Anche durante l’iniziativa in occasione della Giornata della Memoria, sul palco era presente la sedia rossa che dal 25 novembre (Giornata contro la violenza sulle donne) accompagna gli eventi ufficiali del Comune, per ricordare tutte le donne vittime di violenza.
Moltissime le autorità civili, religiose e militari che hanno scelto di partecipare, di persona o tramite una delegazione.