È allarme cinghiali (per numero e danni causati) sia in campagna che nei centri abitati in Sardegna come nel resto d’Italia dove se ne contano 2,3 milioni.
A rilanciare l’allarme è la Federazione di Coldiretti Nord Sardegna che quotidianamente riceve segnalazioni dai propri soci da ogni parte del suo territorio che comprende il Sassarese e la Gallura: i cinghiali attaccano gli animali (ammazzano anche le pecore), distruggono vigneti, oliveti, orti, divelgono le recinzioni, arano i terreni e gli erbai, distruggono gli impianti di irrigazione.
“Abbiamo dovuto anticipare la trinciatura del mais di 15 giorni per contenere le perdite – afferma Gianni Muntoni presidente Coldiretti Perfugas -. Alla fine perdiamo di meno se lo raccogliamo prima perché i cinghiali stavano facendo razzie. Abbiamo raccolto circa il 35 per cento di mais in meno per colpa loro creandoci non pochi problemi sia per i costi di produzione arrivati alle stelle (coltivare un ettaro di mais costa oltre mille euro) e sia per il disagio per la produzione in meno essendo destinato ai nostri animali. Dovremo acquistare mais a prezzi altissimi”.
Secondo l’Organizzazione del Nord Sardegna “il fenomeno è da tempo fuori controlli e oltre ad essere un incubo incontrollabile per le aziende agricole sono diventati un pericolo anche per i cittadini ma soprattutto per gli automobilisti”.
Secondo la stima Coldiretti sui dati Aci “negli ultimi dieci anni il numero di incidenti gravi con morti e feriti causati da animali è praticamente raddoppiato (+81%) sulle strade provinciali”.
Nell’ultimo anno è avvenuto un incidente ogni 41 ore con 13 vittime e 261 feriti gravi a causa dell’invasione di cinghiali e animali selvatici.
La fauna selvatica rappresenta ormai un problema per la stragrande maggioranza dei cittadini (90%). Il 69% degli italiani ritiene che i cinghiali siano troppo numerosi mentre c’è addirittura un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, oltre che un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale come pensa il 75% degli intervistati. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non prenderebbe addirittura casa in una zona infestata dai cinghiali.
“Molto probabilmente si sottovaluta il problema perché non si ha consapevolezza dei danni che causano – evidenzia Gianni Muntoni -. Anche gli indenizzi non funzionano perché la troppa burocrazia scoraggia gli agricoltori dal denunciare, questo però spesso ci penalizza due volte perché oltre a non ricevere gli indennizzi la mancata denuncia è interpretata come assenza del problema. Ma non è cosi, basta farsi un giro in campagna per avere percezione che il fenomeno è fuori controllo e sta creando ancora più tensione in un momento davvero difficile per tutti”.
“Sono un problema reale che riguarda tutta la società non solo la campagna – afferma il presidente di Coldiretti Nord Sardegna Battista Cualbu –. Il grido di dolore è quotidiano e non arriva più solo dal mondo rurale. Questo significa che i provvedimenti adottati fino ad ora non stanno dando i frutti sperati e comunque non sono adeguati e non bastano per contenere questo fenomeno in continua crescita che sta minacciando e mettendo in pericolo l’incolumità e tranquillità dei cittadini oltre che delle imprese agricole”.
I danni causati in campagna dai cinghiali sono ingenti ed incalcolabili ma oltre che economico il rischio è anche ambientale in quanto si sono raggiunti numeri che compromettono l’equilibrio di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.
“È da tempo e a tutti i livelli, nazionale, regionale e provinciale, che denunciamo il problema della fauna selvatica e dei cinghiali in particolare – continua Battista Cualbu – servono urgentemente risposte per il contingente ma occorre anche programmare una politica seria che limiti seriamente il fenomeno che invece è in continua crescita”.
A livello regionale Coldiretti Sardegna sta portando avanti delle interlocuzioni continue con la Regione dopo che nel 2021 a luglio, in seguito ad una grande manifestazione davanti al Consiglio regionale a Cagliari, la Giunta ed il Consiglio regionale avevano approvato un ordine del giorno congiunto per la modifica della legge nazionale di riferimento (la numero 157 del 1992), così come si era attivato l’assessore regionale all’Ambiente con Provincie e Città Metropolitana per semplificare e sburocratizzare i procedimenti.
Ma il pressing è portato avanti costantemente anche a livello nazionale dalla Confederazione della Coldiretti che anche a fine maggio scorso è scesa in piazza a Roma.