“In 14 mesi la classe politica regionale e statale non ha messo un euro per sanità, scuola e trasporti pubblici, continuando a scaricare la responsabilità dell’emergenza su persone e attività che non ne hanno”. È il motivo che ha spinto numerosi sassaresi a rispondere all’appello dell’associazione “Sa Domo de totus”, partecipando ieri sera a “No coprifuoco + sanità pubblica”, manifestazione statica inscenata in piazza Castello.
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I manifestanti hanno violato il coprifuoco “in maniera pubblica, politica e responsabile, mantenendo le distanze, indossando le mascherine e senza essere in alcun modo riconducibili a posizioni negazioniste”, come precisano i promotori, compresi medici e insegnanti oltre a esercenti e rappresentanti di altre categorie colpite duramente dalle restrizioni per prevenire i contagi.
“Ci si appresta a usare i 200 miliardi del Pnrr per opere di dubbia utilità, che non toccheranno nemmeno di striscio la Sardegna – denunciano – ma non sono stati fatti interventi per rendere efficienti scuole, ospedali e mezzi di trasporto, fondamentali per il ritorno alla normalità”. Col sit-in proseguito sino alle 22.20 si è voluto denunciare “l’insensatezza non solo del coprifuoco, ma di diverse scelte governative. Perché produrre latte in polvere a Bergamo è essenziale mentre fare musica, cinema o teatro in Sardegna no?”, è la domanda per le istituzioni.
“La Regione, dopo la gestione disastrosa della pandemia e scandali di ogni tipo, non sbatte i pugni sul tavolo del governo e non fa rispettare i diritti dei sardi, ma vara un Disegno di legge per l’assunzione di 60 persone tra cerimonieri, assistenti e dirigenti per 6milioni di euro annui – concludono – è uno schiaffo a chi ha perso il lavoro, a chi si trova forzatamente fermo e a chi il lavoro non l’ha mai avuto”. (ANSA)