Parte ufficialmente il progetto N.O.I. (Network per l’occupabilità e l’inclusione), promosso dall’Aspal per rafforzare il collocamento mirato e l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
L’intervento è volto a costituire una Rete territoriale per un’azione coordinata con un approccio biopsicosociale che metta al centro in maniera efficace le persone con disabilità. “L’inserimento lavorativo, infatti, non può essere competenza esclusiva di un singolo ente, ma il risultato della collaborazione e della condivisione di esperienze, competenze e responsabilità tra amministrazioni pubbliche, terzo settore e imprese”, spiegano dall’Agenzia.
Finanziato dal POR FSE 2014/2020, il progetto N.O.I. è caratterizzato da due fasi: la prima ha previsto un’indagine conoscitiva e una mappatura dei servizi territoriali, con l’attivazione della Rete attraverso il confronto partecipato tra gli attori pubblici e privati interessati; la seconda favorirà invece la sperimentazione di un nuovo modello di presa in carico multiprofessionale in tutti i Centri per l’Impiego della Sardegna, con la predisposizione di progetti personalizzati.
“È una priorità permettere ad ogni persona di esprimersi completamente grazie al lavoro – ha detto Maika Aversano, direttrice generale dell’Aspa – NOI è una rete efficiente ed efficace, fra tutti gli attori territoriali, pubblici e privati, cittadini, imprese, organizzazioni del terzo settore, per potenziare e migliorare i servizi e rimuovere gli ostacoli economici e sociali che possono limitare la vita di queste persone. NOI le coinvolge permettendo la costruzione di percorsi personalizzati e inclusivi”.
Alessandra Zedda, assessora regionale del Lavoro, ha sottolineato che “insieme possiamo segnare un percorso importante, partendo dall’assunto che il lavoro è dignità prima di tutto, non solo reddito, e impegnandoci quindi a realizzare questa definizione per coloro che sono a rischio di esclusione” Alessandro Tombolini, direttore regionale Inps Sardegna: “La pandemia ci ha insegnato tante cose, tra cui la necessità che le amministrazioni pubbliche siano proattive e non reattive, dunque investano sulle capacità dinamiche, che poi bisogna tenere implementate e aggiornate”. (ANSA).