Il Cna Sardegna ha pubblicato uno studio sulle possibili ripercussioni di un nuovo lockdown, che in queste ore è un’ipotesi sempre più concreta.
Il dossier sottolinea i pericoli che si correrebbero nel’eventualità di una nuova chiusura forzata. L’economia sarda stava vivendo una crisi già a marzo, quando il Governo ha dichiarato il primo lockdown. Con difficoltà e sacrifici, le imprese hanno cercato di rialzarsi, ma, dovendo verificarsi una nuova chiusura delle attività, la situazione diverrebbe ancor più grave.
A settembre, quando c’è stata la crescita esponenziale della curva epidemiologica, quasi la metà delle imprese dell’isola avevano dichiarato la propria paura per il futuro della loro attività, denunciando gravi problematiche di liquidità. Un quinto ha affermato di non essere in grado di adeguare gli spazi di lavoro nel caso di una maggiore sicurezza sanitaria. A questo, si è aggiunto il rinvio delle assunzioni previste quest’anno e il taglio del personale e dei collaboratori esterni.
“La nostra paura è che un nuovo lockdown, seppure meno severo rispetto a quello di aprile, possa avere effetti devastanti sulle imprese sarde – spiegano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, presidente e segretario della Cna Sardegna -. Il rischio concreto è quello di veder scomparire un sempre maggior numero di attività economiche, e non solo nei settori più esposti, come quello della ristorazione, degli eventi, del fitness e del ricettivo. Gli effetti sull’occupazione, e quindi sui redditi delle famiglie, rischiano di essere molto accentuati e il calo della domanda aggregata potrebbe protrarsi a lungo, compromettendo la ripresa dell’economia regionale nella fase successiva all’emergenza sanitaria”.
“È necessario – hanno aggiunto – che in Sardegna, più che altrove, si intervenga per supportare il mondo delle imprese, preparando al meglio la fase successiva, attraverso una progettualità di ampio raggio finanziata anche tramite risorse comunitarie, per permettere all’economia regionale di ripartire rapidamente in tutti i settori: dalle costruzioni, al settore turistico, dall’agroalimentare a quello delle palestre, della ristorazione e dei trasporti”.