Diminuiscono gli abitanti in Sardegna. Ma aumenta il numero delle famiglie per la forte crescita dei nuclei composti da una persona: nel 2030 il 40% dei sardi vivrà da solo. E nel 2040 in Sardegna i residenti saranno 1,4 milioni, in forte diminuzione rispetto agli 1,6 mln attuali. L’età media nell’isola nel 2039 sarà di quasi 51 anni con un aumento di un decennio di “anzianità” circa rispetto agli inizi del secolo. Sono alcuni dei dati presentati questa mattina dall’Istat per la terza edizione del Censimento permanente della popolazione aggiornato al 31 dicembre 2020.
In Sardegna si contano 1.590.044 residenti. Ed è un calo sempre più netto rispetto al passato. Rispetto all’edizione 2019 i dati censuari mostrano nella regione una diminuzione di 21.577 unità. Il 56,5% della popolazione sarda vive nella provincia di Sassari e in quella di Cagliari che insieme ricoprono il 37,1% del territorio. In particolare, nella provincia di Cagliari risiedono 337,6 abitanti per km2 contro i 66 per km2 in media regionale. All’opposto, Nuoro ed Oristano, le province a maggior caratterizzazione rurale, coprono il 35,8% della superfice regionale e presentano i più bassi livelli di densità, rispettivamente 35,7 e 51 abitanti per km quadrato.
Tra il 2019 e il 2020 la popolazione in Sardegna diminuisce in tutte le province (-1,4% il calo medio), in misura minore nella provincia di Cagliari (-0,3%) e più consistente nelle altre: Nuoro e Sud Sardegna -1,8%, Sassari e Oristano -1,7%. Generale decremento anche per il futuro. Con un’unica eccezione: Olbia per il futuro è l’unico centro di grandi proporzioni destinato ad aumentare la sua popolazione.
L’indagine Istat ha fatto in tempo a rilevare anche gli effetti della pandemia sulla popolazione nel 2020. L’eccesso di decessi, direttamente o indirettamente riferibile alla pandemia – si legge nel report – ha comportato nella regione l’incremento del tasso di mortalità dal 10,5 per mille del 2019 all’11,7 per mille del 2020, valori inferiori se confrontati con le medie nazionali Il picco si è registrato nella provincia di Oristano, con un rapporto del 13,9 per mille. I movimenti tra comuni sono diminuiti drasticamente durante la prima ondata dell’epidemia, a causa del lockdown di marzo che ha ridotto al minimo la mobilità residenziale, per poi riprendere nei mesi successivi durante i quali, senza blocchi generalizzati agli spostamenti, si è tornati sostanzialmente ai livelli precedenti alla pandemia.