Il decimo rialzo della BCE mette in difficoltà le piccole imprese della Sardegna. Per le PMI sarde 123milioni di maggiore costo rispetto al 2022. La proposta di Confartigianato Sardegna agli Istituti di Credito. Maria Amelia Lai e Daniele Serra (Presidente e Segretario): “Ragioniamo insieme per trovare soluzioni che vengano incontro alle piccole e medie imprese isolane”.
“L’ennesima impennata dei tassi di interesse da parte della BCE rischia di trasformarsi in un disastro perché potrebbe frenare lo sviluppo delle nostre imprese. Infatti, la marginalità viene contratta all’osso e dunque anche la volontà di mettere in atto quelle misure utili ad aumentare la propria competitività: evoluzioni di processo, acquisto di nuovi macchinari, rivoluzione degli spazi di lavoro. Ma tutto questo costa e le MPI rischiano di non poterselo permettere, contraendo così drammaticamente la propria capacità di stare sul mercato ed esprimere tutto il loro valore”. Così la Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Maria Amelia Lai, sul decimo rialzo della Banca Centrale Europea. “Non parliamo di un rischio futuro. Già oggi i segnali di tensioni sulla domanda di credito sono evidenti con i prestiti alle piccole imprese sarde”.
Infatti, una recente analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati dello scorso marzo della Banca d’Italia, ha rilevato come la dinamica tendenziale delle erogazioni dei prestiti all’artigianato sardo abbia registrato una contrazione del -6,6%, quota superiore al -4,4% calcolato per il totale imprese regionali. Inoltre il TAEG per le imprese è passato dal 5,07% di giugno 2021 all’attuale 7.41%, equivalenti a +244 punti base.
Sono numeri che rivelano la prudenza e anche la fatica delle MPI che hanno già dovuto far fronte all’aumento delle materie prime e dell’energia.
L’analisi di Confartigianato ha, inoltre, stimato che per la Sardegna, sulla base dell’incremento tendenziale dei tassi, un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI (micro e piccole imprese fino a 50 addetti) di 123 milioni di euro. Sulla base dello stock dei prestiti concessi alle imprese fino a 20 addetti e alla distribuzione degli addetti nelle piccole imprese con 20-49 addetti si stima a livello provinciale un maggiore costo su base annua sul credito erogato alle MPI pari a 38 milioni di euro a Sassari, a 38 milioni di euro a Cagliari, a 19 milioni di euro nella provincia del Sud Sardegna, a 17 milioni di euro a Nuoro e a 12 milioni di euro a Oristano.
Una “tempesta perfetta” dato che si aggiunge ad altri diffusi segnali di rallentamento del ciclo economico. Infatti, i rialzi dei tassi di interesse hanno allargato la distanza, ormai strutturale, del mondo del credito tradizionale dalle esigenze della micro e piccola impresa.
“Questa situazione ci preoccupa come imprenditori, che hanno bisogno del credito per investire e crescere, e come cittadini, che hanno necessità di finanziamenti per pagare il mutuo e affrontare la vita di tutti i giorni – riprende la Presidente – per questo stiamo lavorando per trovare un punto di incontro con gli Istituti di Credito per trovare una soluzione che possa soddisfare le necessità di entrambe le parti: ragionare su come dare ossigeno e possibilità di finanziamento a tutte le realtà che vogliono investire”. “Le imprese regionali stanno lottando per uscire definitivamente dai danni creati da pandemia, aumento costi energetici e materie prime e, in generale, dal conflitto russo-ucraino – prosegue la Presidente di Confartigianato Sardegna – ma se le attività produttive, soprattutto quelle più piccole, e le banche ragionano insieme e nella stessa direzione, per cercare strade alternative a questa impennata dei tassi, crediamo che si possa uscire da questa situazione che rischia di minare la ripresa dell’economia sarda e italiana”.
Per questo Confartigianato Sardegna, presto comincerà a contattare gli Istituti di Credito presenti nell’Isola per tracciare una strada comune a tutela delle attività produttive.
Secondo il Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna, Daniele Serra, “serve una spinta alla innovazione dei tradizionali servizi per il credito, soprattutto, gli strumenti finora utilizzati, come la garanzia, pubblica e privata; è necessario rilanciare il ruolo dei Confidi, come presidio di prossimità in grado di coprire anche l’area del credito di piccolo importo, innovare le convenzioni bancarie, e contemporaneamente sperimentare tutte le nuove forme di organizzazione dell’incontro tra risparmio e investimenti, in particolare negli ambiti fintech e di nuova finanza”. “In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un’attività straordinaria del Fondo di Garanzia per le PMI, in particolare nel periodo Covid – continua Serra – la situazione dell’accesso al credito delle piccole imprese va quindi affrontata anche con una riforma del Fondo centrale di garanzia che deve sapersi adeguare strutturalmente alle mutate condizioni di mercato, cessando di operare ‘in emergenza’ e recuperando in modo strutturale la sua funzione di sostegno a quelle imprese che incontrano le maggiori difficoltà nel rapporto con il canale bancario”. “Non da meno va trascurata l’esigenza, sollecitata da tempo da Confartigianato e ormai ineludibile, di superare le strettoie del credito ordinario – conclude il Segretario – con un intervento diretto del pubblico che, laddove il mercato ha dimostrato di fallire, possa intervenire a supporto delle micro e piccole imprese con un mix di strumenti di incentivazione e di credito agevolato, ispirato ad un’efficace azione di programmazione delle politiche di sostegno all’impresa diffusa”.