Era il 31 dicembre 2020 quando, alle ore 13, nella sala prelievi del Centro trasfusionale di via Monte Grappa, veniva somministrata la prima dose di vaccino Pfizer alla giovane infermiera trentenne del Pronto soccorso, Valentina Martinez. Era lei in quella giornata, definita importante e che segnava l’avvio di un nuovo percorso dopo 10 durissimi mesi di pandemia, a rivolgere un accorato appello: «Vaccinatevi tutti».
A un anno dall’inizio della campagna vaccinale i risultati ottenuti dall’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari sono tangibili. Il Centro vaccini di viale San Pietro, coordinato dal professor Paolo Castiglia e dal dottor Antonello Serra, ha registrato numeri che mettono in luce il lavoro svolto dal personale medico e infermieristico vaccinatore e dal personale addetto alla preparazione delle dosi.
Il “piccolo” Hub ha da subito svolto il ruolo di difensore del “fortino”, cioè delle strutture sanitarie dell’Azienda ospedaliero universitaria. Sono stati coperti in breve gli operatori sanitari, i pazienti fragili che afferivano per le cure all’Aou, il personale non sanitario di supporto all’assistenza e poi, nell’attesa che partissero i grandi Hub territoriali, le categorie verso le quali la vaccinazione è stata prioritariamente indicata, cioè operatori del soccorso, protezione civile, forze dell’ordine, operatori scolastici, studenti universitari, quindi a supporto del territorio la popolazione generale.
Sono state effettuate 56.096 vaccinazioni, di cui 23.457 prime dosi, 22.504 seconde dosi, 10.135 terze dosi.
Sul totale, poco più di 10.000 somministrazioni sono andate al personale sanitario, altrettante agli operatori e studenti scolastici e universitari, oltre 12.000 ai soggetti fragili per patologie e donne in gravidanza, circa 6.000 alle forze dell’ordine, vigili del fuoco ed operatori di servizi pubblici essenziali, e circa 20.000 ad altre categorie della popolazione generale.
«Quella avviata un anno fa è una campagna fondamentale – afferma Paolo Castiglia – che ha consentito di contrastare il dilagare del virus ma, soprattutto, l’impatto sui servizi sanitari. In parte ha concesso un ritorno ad una nuova normalità, nonostante l’emergenza di varianti sempre più diffusive.
«Il vaccino – prosegue il docente sassarese – è risultato efficace oltre ogni più rosea aspettativa verso il ceppo virale originale. Con la presenza di nuove varianti l’efficacia si è dimostrata via via inferiore ma ha conservato una buona protezione nei confronti della malattia grave e della letalità.
«Adesso – conclude Castiglia – per restare in tema di campagna per la terza dose, ci vuole un booster di intelligenza che parta dalla presa di coscienza dei rischi e dei benefici, da cui discende la consapevole adesione alle vaccinazioni e l’adeguamento dei comportamenti alle situazioni di rischio, per il contenimento e la mitigazione degli effetti della pandemia».
Sulla stessa lunghezza d’onda Antonello Serra, responsabile anche della Sorveglianza sanitaria in Aou. «La quasi totalità dei nostri operatori ha adempiuto alla vaccinazione – afferma – e per chi non lo ha ancora fatto si stanno concludendo i procedimenti di sospensione.
«Dalla conclusione del primo ciclo vaccinale, cioè prima e seconda dose, non abbiamo avuto operatori sanitari malati di Covid. Chi si è infettato è risultato asintomatico o paucisintomatico.
«Il vaccino – prosegue Serra – ha quindi mantenuto le promesse. Adesso, invece, le nuove varianti possono in alcuni casi bucare la barriera vaccinale ma chi si infetta non si ammala. Dai tracciamenti, poi, vediamo che le infezioni sono nella quasi totalità di origine extra ospedaliera. Chi è diventato positivo raramente ha infettato i colleghi sul posto di lavoro, dimostrando l’efficacia delle nostre strategie di prevenzione».
La struttura diretta da Serra, inoltre ha sempre mantenuto l’attività di sorveglianza degli operatori, con l’effettuazione regolare e puntuale di tamponi.
«In questo periodo – aggiunge il medico – abbiamo aumentato la capacità di screening con l’avvio della campagna “feste sicure” per chi rientra dalle ferie. Sono direttamente i reparti a effettuare i tamponi al personale rientrato a lavoro, con l’utilizzo di tamponi a immunocromatografia, antigenici di seconda generazione. Nel giro di pochi giorni sarà possibile testare circa 3.000 operatori. In caso di positività, la Sorveglianza sanitaria sottoporrà il sanitario a test di elezione. In questo momento la struttura è sotto forte pressione per la necessità di tracciare un numero di soggetti positivi in continuo aumento e l’Azienda sta studiando nuove strategie di prevenzione adeguate all’evolversi della pandemia», conclude Antonello Serra.