Coinvolge i reparti di Neuropsichiatria infantile e di Pediatria, con docenti delle scuole medie, elementari e dell’infanzia. Stefano Sotgiu: Un tassello nella terapia degli adolescenti. Angela Manca: Il nostro obiettivo è entrare in empatia con i ragazzi.
Hanno studiato Grazia Deledda, Maria Lai, la storia della Sardegna, il significato di Sa die de sa Sardigna e le origini della bandiera dei quattro mori. Si sono cimentati con argomenti come Halloween o anche più attuali come la violenza di genere. Adesso, con l’avvicinarsi del Natale, i temi preponderanti sui quali metteranno la loro attenzione sono quelli della Natività. Sono gli alunni della Scuola in ospedale della Neuropsichiatria infantile e della Pediatria. Ragazzi che frequentano le scuole medie e superiori che per un breve periodo sono stati ricoverati nei due reparti dell’Aou.
La Scuola in ospedale di Neuropsichiatria infantile fa capo all’istituto comprensivo Latte Dolce agro, con il dirigente il dottor Antonello Pilu, per quanto riguarda la scuola Media. Per la scuola primaria e dell’infanzia, che oltre al reparto della stecca bianca è attiva nel reparto di Pediatria, il riferimento è il sesto circolo, Istituto comprensivo Monte Rosello Alto con la dirigente Michela Meloni.
Sulla presenza della scuola all’interno dell’ospedale si era soffermata, durante la sua recente visita in Pediatria, anche la garante regionale dei diritti dell’infanzia, Carla Puligheddu, che l’aveva definita «un presidio culturale importante, supporto per i bambini e le famiglie».
E quella della Neuropsichiatria infantile rappresenta un importante tassello nella terapia degli adolescenti, perché «la scuola è il punto di inizio delle relazioni sociali, un luogo fondamentale per la maturazione, anche affettiva, dei ragazzi». A dirlo è il professore Stefano Sotgiu, direttore della Neuropsichiatria infantile dell’Aou di Sassari. «La Scuola in ospedale all’interno di una Neuropsichiatria infantile è una rarità nazionale, di cui andiamo fieri», aggiunge ancora il docente sassarese.
Si tratta di una conquista importante se si tengono in considerazione anche le problematiche affrontate da questo tipo di struttura. «Accogliamo ragazzi che, per vari motivi, hanno manifestato condotte devianti – aggiunge Sotgiu – e la Scuola in ospedale diventa un’utile risorsa terapeutica aggiuntiva nel contesto farmacologico, psico-terapeutico ed educativo». E questa diventa anche un’occasione per insegnare ai ragazzi che la scuola non è in opposizione nei loro riguardi.
«Cerchiamo di entrare in empatia con loro», afferma la professoressa Angela Manca che in Neuropsichiatria infantile insegna Italiano, Storia e Geografia. E con lei, a essere coinvolte sono anche le professoresse di Francese, Inglese, Matematica e Scienze, Arte, Musica, Urgias, Sotgiu, Murgia, Mura, Porcheddu e l’insegnante Simonetta Satta della scuola primaria che fa capo al 6 circolo.
Un’attività, quella svolta dalle professoresse e dalle insegnanti, che mette in luce, oltre la professionalità, anche la forte passione, capacità di ascolto e coinvolgimento.
E i lavori realizzati in questo periodo rappresentano proprio questi aspetti. «Abbiamo seguito diversi percorsi – riprende Angela Manca – che ci hanno portato ad affrontare diversi progetti, come la manipolazione, importante per gli adolescenti, durante la quale è stata realizzazione la pasta, in particolare gli gnocchetti sardi».
C’è ancora di più. Le docenti della Scuola in ospedale hanno guidato i ragazzi nella realizzazione di un libro di 34 pagine sulla storia della Sardegna, passando dalla Carta de Logu, con attenzione alla figura di Eleonora d’Arborea, a Sa die de sa Sardigna, sino alle origini della bandiera sarda. Un’attività che mette assieme Storia e Geografia e poi porta i ragazzi a concentrare la loro attenzione anche su Scienze, con la Sardegna sempre al centro. «Abbiamo iniziato una ricerca sulle piante officinali dalla nostra isola – aggiunge la docente – e di recente abbiamo trattato temi relativi alla violenza di genere, realizzando anche disegni e poster sulla “Giornata della gentilezza”». E qui i ragazzi si sono cimentati in slogan scritti in italiano, sardo, inglese e francese. E anche il disegno diventa un elemento del percorso di ripresa. «Sì – afferma la professoressa Manca – perché da questo si passa alla grammatica e all’analisi del discorso». Un itinerario che abbraccia aspetti che vanno oltre la didattica. «È importante far apprezzare il valore della scuola e, assieme, quello delle relazioni, dell’amicizia e degli amori – aggiunge la docente –. Si cerca di ripristinare quel rapporto nei riguardi della scuola che, talvolta, è venuto a mancare. Per questo non guardiamo soltanto al programma ministeriale ma, in particolare, alle esigenze contingenti del ragazzo».