Movimento nazionale degli infermieri: “In piazza per i nostri diritti”

movimento nazionale infermieri sardegna

Si è svolto questa mattina a Cagliari, in concomitanza ad oltre 30 città italiane, il flash mob degli Infermieri per chiedere una riforma della professione infermieristica con un comparto separato delle professioni sanitarie e il riconoscimento della formazione specialistica dei professionisti

Una mobilitazione per dare voce a quella dignità professionale che è mancata, nonostante l’abnegazione al proprio lavoro e alla propria figura, portata avanti con maggior convinzione durante la pandemia che ha colpito l’Italia, che ha visto gli infermieri soddisfare tutte le richieste del Ministero senza batter ciglio: centellinare i dispositivi di sicurezza, isolarsi dai propri cari e non andare in ferie. Molti di loro si sono ammalati, alcuni sono deceduti, anche a causa della negligenza istituzionale, ma mai è mancato l’apporto della categoria, sottoposta a forti stress psicologici, perché questo fa parte del loro lavoro.

Non vogliamo più applausi dai balconi, non vogliamo essere chiamati eroi, non vogliamo le medaglie a Cavalieri d’Italia. E non vogliamo riconoscimenti economici come premio, non scendiamo in Piazza per avere il Bonus Covid. Scendiamo in piazza per i nostri diritti. Siamo Infermiere ed Infermieri di Pronto Soccorso, di ambulanza, di terapie intensiva, di reparto, ambulatorio, siamo nelle Rsa, nelle cliniche riabilitative, ovunque c’è necessità di noi, noi infermieri siamo la spina dorsale del sistema sanitario nazionale. Non siamo ombre della categoria medica, la nostra è una professione autonoma e distinta”. Lo dichiarano i due referenti, Chiara Alagna, per Cagliari, e Andrea Farris, per Sassari.

 

“Sono trascorsi tre mesi dal 22 febbraio – proseguono i due referenti – e in questa fase post-Covid siamo tornati ad essere nuovamente delle comparse, sono ricominciate le aggressioni verbali e fisiche nei pronto soccorsi, sulle ambulanze e nei reparti. A tutto ciò diciamo bastaÈ mancato il riconoscimento economico agli operatori sanitari, ma ancor di più è mancato e manca un pensiero riformatore per l’ammodernamento culturale di un sistema immobile da decenni. Siamo disillusi e traditi. Noi ci siamo e lo abbiamo dimostrato adesso vogliamo i fatti.

“Chiediamo con voce forte ed unanime una profonda riforma che preveda l’uscita dal comparto sanità e un contratto unico per le professioni infermieristiche che ridefinisca la posizione contrattuale dell’infermiere, ad oggi considerata ibrida ed obsoleta; superare il vincolo di esclusività che ci incatena al datore di lavoro, concedendo l’opportunità di espletare la libera professione, perché se il conflitto di interessi non sussiste per la professione medica, non vediamo perché debba esserci per la professione infermieristica; il riconoscimento delle competenze specialistiche, con una legge specifica per dare struttura alla formazione universitaria degli Infermieri, per dare un’identità alla Scienza Infermieristica; il riconoscimento del lavoro notturno e l’inserimento nella categoria “lavoro usurante”, dato che gli infermieri ne sono esclusi dall’ultima “Riforma Pensioni”; l’adeguamento delle dotazioni organiche e rimodulazione degli standard assistenziali, per migliorare la qualità dell’assistenza e ridurre il rischio di stress psico-fisico; l’abbattimento del precariato con la stabilizzazione dei contaratti a tempo determinato e lo scorrimento delle graduatorie in essere; allineare i contratti pubblici con quelli privati e agevolare la mobilità interna ed esterna“.

 

“Il famoso Decreto Rilancio  – concludono Alagna e Farris – ricaccia indietro la sanità. Questa settimana è cruciale: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha indetto l’apertura degli Stati Generali dove si progetterà la ripresa dell’economia italiana, dove molti attori istituzionali verranno ascoltati e verrà stilato il programma per la ripartenza e vogliamo esserci anche noi”.

 

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