“L’emergenza Covid-19, come noto, ha esposto il personale sanitario a rischio infettivo e l’FSI-USAE è stata da sempre vicino alle problematiche contingenti che interessano i professionisti della sanità per rivendicare con forza il diritto delle professioni sanitarie alla dignità, alla qualità del lavoro, alla giusta retribuzione e a essere considerati una risorsa per il paese e non una zavorra” spiega una lettera del Sindacato infermieristico FSI-USAE inviata al Governatore della Sardegna, Christian Solinas, all’Assessore alla Sanità, Mario Nieddu, al Presidente del Consiglio Regionale, Michele Pais e al Presidente della Commissione Sanità, Domenico Gallus.
“I professionisti della sanità, maltrattati, bistrattati e sottopagati, arrabbiati, sfruttati, oggi hanno sete di giustizia sociale. Questa Organizzazione Sindacale – continua la lettera -, in uno spirito di grande collaborazione che la situazione richiede, non può esimersi dall’esprimere che per anni la sanità è stata utilizzata come un bancomat dallo Stato per fare altro e i lavoratori sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto, il notevole aumento del rischio clinico, sia per il personale sanitario che per i pazienti, il peggioramento delle condizioni di lavoro, le pochissime risorse destinate alla valorizzazione delle competenze che potessero premiare il merito e la professionalità. Lo Stato ci ha rubato buona parte del passato, ci stanno condizionando il presente non vogliamo che ci depredino il futuro”.
“Pur riconoscendo le difficoltà organizzative, la situazione richiede misure straordinarie e la massima attenzione, tant’è che il legislatore non ha mai consentito di abbassare il livello di sicurezza dei lavoratori esposti al rischio infettivo, persone che a loro volta potrebbero diventare portatori del contagio. All’interno delle strutture sanitarie oramai non è più possibile differenziare chi è stato esposto da chi no. Il personale medico, tutti i sanitari ed il restante personale potrebbero essere fonte di infezione”.
“La FSI-USAE esprime preoccupazione per quanto sta accadendo negli ospedali: medici, infermieri, tecnici di laboratorio, tecnici di radiologia, tecnici della prevenzione, tecnici della riabilitazione, oss, ausiliari e autisti soccorritori del 118 assicurano un servizio di qualità e soprattutto senza il corrispettivo stipendiale dovuto dal governo, perché non proporzionato all’elevata responsabilità e rischio di contagio. Tale provvedimento rappresenterebbe un riconoscimento nei confronti dei professionisti coinvolti in questa emergenza sanitaria”.
“Questa Organizzazione Sindacale propone alla Regione Sardegna di predisporre, a partire da febbraio, per ogni giorno di presenza in servizio la corresponsione di un premio di solidarietà forfettario di 50 euro e 30 euro, a seconda della complessità assistenziale, come indennità regionale rischio Covid-19. Sarebbe una boccata d’ossigeno e un aiuto concreto all’economia regionale in genere, a differenza del premio una tantum di 100 euro erogato dal Governo a tutti i lavoratori, provvedimento discutibile pensato per il sostegno al reddito, i cui esiti saranno praticamente ininfluenti sull’economia delle famiglie”.
“Tale provvedimento farebbe seguito alle tante belle parole che, però, da sole non bastano. Un segno – conclude – tangibile e molto concreto per premiare lo sforzo incredibile a cui si sta sottoponendo tutto il personale sanitario e amministrativo, senza dimenticare i rischi che tutti i dipendenti corrono”.