“Con l’emergenza del nuovo Coronavirus si è evidenziato il ruolo cruciale dell’assistenza
primaria come presidio di prima linea, sorveglianza e filtro davanti alle richieste di assistenza della popolazione generale. Ma è tra le file di questo servizio che si contano il numero maggiore di vittime tra il personale medico; diverse sono le implicazioni legate alla sicurezza dei medici del territorio: dai protocolli per la gestione dei sospetti alla disponibilità dei dispositivi di protezione individuale (respiratori, visiere, tute)”. Lo affermano le associazioni Mèigos – Giovani Medici Sardegna, SIGM Sardegna e Dipartimento Medico.
“Nel periodo in cui, dagli organi di informazione vengono riconosciuti l’abnegazione e il
sacrificio con cui i medici e il personale sanitario stanno lottando contro una crisi senza precedenti, l’ATS Sardegna, tramite una scarna comunicazione sulla busta paga del mese di Febbraio scorso, ha informato della modifica unilaterale del trattamento fiscale dei medici ad incarico trimestrale di Continuità Assistenziale, così come per i colleghi della Medicina Penitenziaria e gli Specialisti della Medicina dei Servizi Territoriali e come già fatto per i Medici di Emergenza Territoriale (118) nel mese di Gennaio; aggiungendo precarietà alla precarietà ed applicando di fatto gli oneri, ma non i benefici, del lavoro dipendente ad un rapporto di collaborazione libero professionale.
Le figure professionali sopracitate, secondo l’Accordo Collettivo Nazionale (ACN), sono
sotto tutti i di punti vista lavoratori autonomi convenzionati e come tali dovrebbero essere inquadrati anche dal punto di vista fiscale. La modifica che ATS Sardegna ha deciso di applicare nei confronti dei medici in oggetto, consiste nell’inquadramento di questi ultimi, dal punto di vista fiscale, come dipendenti senza però riconoscere alcuna tutela propria del lavoro dipendente (ferie, maternità, malattia, tredicesima, disoccupazione, TFR).
“L’applicazione delle trattenute IRPEF del lavoro dipendente, secondo aliquote progressive ha prodotto una sostanziale riduzione del reddito netto corrisposto ai medici (15-20%), nonostante molti di essi godano di un regime fiscale agevolato. Tale provvedimento, messo in atto in un periodo storico in cui la categoria medica è messa sotto pressione dall’emergenza coronavirus, va a colpire proprio il personale medico in prima linea nel territorio a contenimento dell’epidemia (118, Servizi Territoriali) ed in particolar modo i giovani medici precari nell’imbuto formativo, impegnati nei servizi di continuità assistenziale con contratti di incarico trimestrale, che difficilmente raggiungono le dodici mensilità nell’arco annuale”.
“Medici – concludono – che, senza tutele e con scarsi mezzi, stanno garantendo la tenuta nel territorio di un SSR già messo a dura prova dalle conseguenze di anni di mancata programmazione sanitaria. Come Mèigos, SIGM Sardegna e Dipartimento Medico chiediamo ad ATS Sardegna una sospensiva del provvedimento come già avvenuto nelle regioni Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige, invitando la Direzione dell’Azienda a rivalutare, con parere del proprio ufficio legale, la scelta in spregio delle norme costituzionali che impongono l’allineamento tra posizione contrattuale e trattamento fiscale. Auspichiamo che l’ATS Sardegna operi a garanzia della dignità professionale di chi quotidianamente è impegnato a difesa della salute dei cittadini”.