Primo semaforo verde al Senato alla riforma sul premierato. Un passo avanti importante verso l’elezione diretta del presidente del Consiglio che in questo passaggio parlamentare, ha incassato l’ok di Palazzo Madama con 109 si, 77 no e un astenuto.
Ricordiamo che serviranno altri tre passaggi positivi, come tutte le riforme costituzionali prevedono. Ora la legge sul premierato passa ora alla Camera. “Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati” -ha dichiarato Giorgia Meloni in un post.
Le opposizioni per contro continuano a dimostrare la loro contrarietà alla legge e si preparano alla sfida su tutti i fronti. Subito indetta una manifestazione in piazza Santi Apostoli alle ore 17,30 – nel luogo che era stato eretto a simbolo da Romano Prodi dopo la vittoria sul centrodestra . Pd, M5s, Avs e +Europa , tutti insieme appassionatamente, per difendere “la Costituzione e l’unità nazionale”.
Cosa prevede la proposta di legge: modificando la Costituzione, si ha come obiettivo quello di rafforzare i poteri del presidente del Consiglio attraverso la sua elezione diretta.
In questo modo, se venisse approvata, consentirebbe ai cittadini di esprimere la loro preferenza per il Presidente del consiglio, modificando di fatto, il sistema elettorale fin qui utilizzato, che prevede l’elezione dei membri del parlamento i quali sono chiamati a dare la fiducia al capo del governo nominato dal Presidente della Repubblica. Inoltre gli stessi membri potranno essere eletti con un sistema di “premio su base nazionale”, così da consentire al premier eletto, di avere una maggioranza solida tra Camera dei Deputati e Senato, mantenendo il rispetto della rappresentatività.
Potere al Presidente della Repubblica, una delle novità, di revocare i ministri su proposta del Presidente del Consiglio, mentre viene abolita la possibilità di nominare, da parte del Capo dello stato i senatori a vita. Rimarranno in carica quelli già presenti in Parlamento.
In caso di dimissionario del Premier, o in presenza di una crisi, questi può chiedere lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica, il quale conferisce l’incarico di formare una nuova squadra di Governo, per una sola volta nel corso della legislatura, al Capo del governo dimissionario – il quale può verificare la possibilità di modificare la maggioranza. L’incarico potrà, in alternativa essere conferito ad un parlamentare eletto in collegamento con il premier.
Limite infine di due mandati per il presidente del Consiglio, con possibilità di un terzo mandato solo se il periodo precedente si incarico sia inferiore a sette anni e sei mesi.
Infine, stop al cosiddetto “semestre bianco”, cioè il periodo entro il quale il Capo dello Stato non può sciogliere le camere.