Avviare nei tempi più brevi le necessarie procedure volte alla tutela del paesaggio naturale e culturale sardo, per far sì che venga inserito nella lista dei paesaggi Unesco. È l’obiettivo della mozione presentata dal consigliere comunale di Sassari, Mariolino Andria, che impegna il Sindaco e la Giunta a porre in essere tutte le azioni per velocizzare le necessarie procedure volte alla tutela del paesaggio naturale e culturale sardo.
“La nostra isola è, tra le realtà insulari, la più preziosa testimonianza di popolo, di varietà naturale e culturale – sottolinea il consigliere – e i paesaggi culturali sono definiti creazioni congiunte dell’uomo e della natura, così come riporta l’articolo 1 della Convenzione del 1972″.
“Il megalitismo – aggiunge – è un fenomeno complesso che dal Neolitico, in Sardegna, si sviluppa attraverso il lungo percorso della più emblematica civiltà dell’isola, che ha trovato il suo culmine nell’età nuragica, dove il nuraghe rappresenta un raro capolavoro del genio
creativo umano. Ci troviamo di fronte a una civiltà di grandi costruttori, che hanno
plasmato il paesaggio dell’Isola apportando una testimonianza unica e
eccezionale della tradizione culturale dell’antica civiltà Sarda”.
“Oltre i nuraghi, la Sardegna ha altre testimonianze storico-culturali, come i menhir, i dolmen, circoli megalitici, le Domus de Janas, piccoli o grandi villaggi, dotati di particolari necropoli comunitarie denominate Tombe dei Giganti, sacrari federali e una rete di templi, pozzi, fonti e opere idrauliche, denominate sacre nella tradizione. Questa fitta rete di monumenti – prosegue la mozione -, caratterizzata da allineamenti visivi ed astronomici ancora evidenti, ha permeato il paesaggio dell’intera isola e le culture delle popolazioni che l’hanno vissuta, che sono parte integrante del paesaggio naturale, scarsamente antropizzato e con porzioni territoriali a volte in via di spopolamento. Paesaggio sempre vario e ricco di monumenti naturali, grotte carsiche, falesie, tafoni granitici, tacchi, colate laviche di basalto o di ossidiana, boschi e macchia arbustiva da tutelare, grandi e generose piane”.
“Questa articolata e diffusa ricchezza, dalla complessità spesso non facilmente accessibile, non è stata riconosciuta per il suo valore complessivo, integrato, da tutelare e valorizzare e l’evidenza dimostra che le tecniche di tutela e valorizzazione applicate nel corso degli anni, non si sono rivelate sufficienti in rapporto alle reali necessità e all’unicità del territorio sardo, che si distingue per essere uno tra i più densamente ricchi a livello archeologico e monumentale in tutto il pianeta”.
“Gran parte di questo patrimonio appare abbandonato, spesso neanche censito in archivi pubblici, se non addirittura aggredito dalla macchia arbustiva o da alberi d’alto fusto, perennemente in stato di precaria rovina a causa dell’aggressione svolta nel tempo dal manto vegetale, ciò che paradossalmente contribuisce ad incrementare il fascino del paesaggio sardo mentre, per converso, il degrado dovuto anche all’azione di trafugatori di reperti, i quali – conclude Andria – agiscono indisturbati avvantaggiati da questo stato di abbandono, raggiunge uno sviluppo tale da comportare una perdita irrimediabile per le generazioni future e in
generale per la storia dell’Umanità. Per questo è necessario rivalutare tutto il patrimonio della Sardegna.”