La creatività nel disordine

È risaputo che Albert Einstein a chi gli chiedeva conto della confusione che albergava sulla sua scrivania, simile ad un campo di battaglia, con fogli e appunti sparsi senza un apparente ordine logico, rispondeva serafico «se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota?».

Se è vero che fazzolettini sporchi, bottiglie vuote, merendine sbocconcellate, minibrick di succhi di frutta sparsi nella vostra auto possono essere un chiaro segno di trascuratezza, un’auto sempre lucida e scintillante (…fatta eccezione per i primi tre mesi di un’auto appena acquistata!) possono darci un segnale di una patologia un po’ inquietante.
Uno studio scientifico dell’università di Edimburgh ha voluto analizzare, dal punto di vista antropologico, i comportamenti di alcuni automobilisti in base alla cura della propria auto. È emerso un quadro ben chiaro e definito: i maniaci della pulizia si dedicano periodicamente alla cura della propria auto che lavano personalmente perché non si fidano dell’autolavaggio automatico; nelle loro camere, l’arredamento è minimalista e scevro da ogni soprammobile; cancellano periodicamente la cronologia delle e-mail tranne quelle strettamente essenziali. Lo stesso succede con la messaggistica istantanea, quasi mai hanno il profilo social “open”.

Gli studiosi di Edimburgh tendono a far emergere da questi comportamenti un’esigenza palesemente omissiva per non voler apparire come si è realmente. Nessun elemento evidente che possa parlare di loro deve emergere osservando la loro camera o i locali della casa da loro frequentati, compresa l’auto!  Eppure la casa e la nostra stanza devono parlare di noi. Nella ricerca il 68.7% dei maniaci nella cura della propria auto sono uomini e nelle conclusioni si consiglia – molto ironicamente – alle rispettive partner di prestare sempre molta attenzione a questi dettagli perché un maniaco della pulizia ha sempre qualcosa da nascondere. Un po’ come il famoso ritratto di Dorian Gray conservato in soffitta.

Per gli esperti, il disordine può rappresentare invece un’ipotetica fuga dalle regole percepite come una gabbia oppressiva della società.
La “Carlson School of Management” dell’Università del Minnesota ha svolto degli esperimenti simili per studiare come l’ambiente influenzi la creatività. I ricercatori crearono due ambienti, uno ordinato e pulito con mobili chiari, arredamento disposto geometricamente, i fogli meticolosamente, impilati ai lati della scrivania, i libri nelle scrivanie ordinati per altezza. Poi un secondo ambiente con tavoli pieni di scartoffie, colmi di documenti alla rinfusa, librerie strabordanti di libri e fascicoli e fogliettini appesi alle pareti.

Quindi hanno invitato 188 persone, ignare ovviamente di tutto ciò, alle quali fu chiesto di testare dei frullati alla frutta con due differenti assortimenti: “new” e “classic”.
La maggioranza di chi aveva fatto il test nella stanza disordinata, tendeva a preferire l’assortimento “new” rispetto a quelli dell’altra stanza che invece hanno preferito andare sul “classic”.
Ad un altro gruppo di persone, usando ancora il metodo stanza ordinata/disordinata, è stato poi chiesto di ideare nuovi usi alternativi per le palline da ping pong.
Il gruppo che ha lavorato nel disordine ha prodotto molte più idee e molto più innovative.
E siamo 2 a 0 per il caos.

La conclusione dei ricercatori è che noi ci circondiamo di ciò che possa ispirarci per creare stimoli intellettuali e se la stanza dove lavoriamo è spartana, diventa quindi più difficile trovare un’ispirazione. Il nostro cervello è programmato per interagire con un ambiente complesso e sottoporlo ad un’infinità di stimoli può incentivare appunto la creatività.
Spesso le idee più geniali, in campo di comunicazione creativa, sono arrivate col cosiddetto “brainstorming” che si basa proprio nel dare libero sfogo alla fantasia e sparare tutto ciò che ti viene in mente in quel momento senza un necessario filo logico.
Brainstorming lo possiamo tradurre con “tempesta del pensiero” e se dopo la tempesta arriva la “quiete”, allo stesso modo arrivano anche le idee geniali! Quindi la tempesta è essenziale!

Concludendo lascio la parola al filosofo Søren Kierkegaard: «un raggio obliquo del tramonto che evidenzia la polvere sospesa in una stanza è certamente uno degli spettacoli più emozionanti e più magici che gli uomini possano contemplare perché ci aiuta a vedere l’invisibile».

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