Dopo le eterne discussioni sulle tornate elettorali, quello del presunto dossieraggio nei confronti di politici, imprenditori e personaggi dello spettacolo e dello sport, è senza dubbio l’argomento del giorno, anzi del momento.
Riassumendo la cronaca, l’inchiesta di Perugia era iniziata come conseguenza di un esposto del ministro della Difesa Guido Crosetto, dopo la pubblicazione di alcuni articoli contro di lui sul quotidiano Domani. Successivamente la Procura di Roma ha provveduto ad inoltrare gli atti a quella di Perugia.
Dalle prime indagini è emerso che nel corso degli scorsi anni, si sono verificati un numero “mostruoso”, come definito dal Procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone in audizione alla Commissione antimafia, di accessi illegali alla banca dati del Sos (Segnalazione operazioni sospette) da parte del finanziere infedele Pasquale Striano. Dati che, lo ricordiamo, sono fonte di informazioni utili per contrastare la criminalità organizzata, ma utilizzati per colpire avversari politici e, a quanto emerso dai primi accertamenti, particolarmente una parte politica e cioè il centrodestra. “Un numero spropositato di schede – continua Cantone – consultate e utilizzate dal finanziere Striano, il quale “ha digitato il nominativo di 1531 persone fisiche 74 persone giuridiche – precisa – 1.123 persone sulla banca dati Serpico, ( il sistema informatico per l’ incrocio dei dati della Guardia di Finanza) e più di 3mila le ricerche generali. Ha poi fatto circa 2000 verifiche alla banca dati Sdi ( sistema di verifica per la fatturazione elettronica) per un totale di oltre 10mila accessi , con il numero che è destinato a crescere in modo significativo”– conclude il Procuratore.
E a proposito del Ministro della Difesa, Cantone riferisce che durante la “fuga di notizie” verso un giornalista, ci fu un riferimento al SoS (mai “attenzionato” da Striano), con un presunto collegamento tra un imprenditore e Crosetto.
Alla Commissione Antimafia, presieduta dall’Onorevole Chiara Colosimo, ha chiesto di essere ascoltato il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, il quale ha precisato che la sua richiesta è utile “affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano funzioni statuali”
Per evitare che attraverso inutili polemiche – precisa Melillo – “si vada ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea delle istituzioni neutrali come la Procura Nazionale Antimafia e magari la Banca d’Italia”
Il Procuratore Nazionale sottolinea che “la gravità dei fatti in corso è estrema, ma bisogna sottolineare la complessità estrema della corretta e rigorosa gestione delle banche dati dove confluiscono quelle e altre meno delicate informazioni al fine della repressione dei reati”
Ha poi precisato in base alla sua lunga esperienza sul campo, che “ le condotte di Striano mi paiono difficilmente compatibili con una logica della deviazione individuale. Credo ci siano molti elementi che configgano con l’idea dell’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele”- conclude. Come a dire che dietro l’angolo, potrebbe esserci una organizzazione per la raccolta illegale dei dati per scopi non ancora definit.
Sulla vicenda è intervenuto il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, il quale ha dichiarato che c’è la necessità di una stretta con “sanzioni più adeguate per chi compie accessi illeciti alle banche dati” . Questo provvedimento è contenuto nel disegno di legge sul cyber del governo. “Con la legislazione attuale – specifica – se ad esempio nel caso dell’inchiesta di Perugia, si arriverà ad una condanna per gli indagati, le sanzioni sono di un’efficacia dissuasiva nulla. Perché l’intrusione informatica –sottolinea Mantovano -con la sottrazione di migliaia di dati sensibili, come la cronaca di questi giorni purtroppo denuncia, è punita in misura minore rispetto al furto in un supermercato” Il ddl punta proprio a rendere più seri i presidi contro questi comportamenti,”
Ed entrando più nel dettaglio, precisa che con l’invio di un’enorme quantità di richiesta al sito web obiettivo, che non è in grado di gestirle e quindi di non funzionare correttamente (tecnicamente attacchi Ddos) – ha sottolineato Mantovano – “mirano a fare un danno d’immagine. Ci sono poi i “ransomware”, versione informatica dell’estorsione e sono altrettanto preoccupanti. Sono colpite le piccole e medie imprese, ma anche le aziende sanitarie locali e i privati cittadini. C’è chi paga il riscatto richiesto, spesso in bitcoin, senza denuncia lasciando cosi il fenomeno sottotraccia”. Si tratta – ha proseguito – di azioni di pericolosità elevata, che possono fermare una sala operatoria o una linea ferroviaria”.
L’Italia – ricorda il Sottosegretario Mantovano – quest’anno avrà la presidenza del G7, all’interno del quale sono previste riunioni ministeriali dedicate al cyber.
Non poteva mancare infine l’atteso punto di vista su questa inquietante vicenda del Presidente Meloni, la quale intervenendo alla trasmissione “Dritto e rovescio su Rete4”, ha utilizzato parole durissime. “
“Una questione molto brutta ma molto semplice da spiegare – ha sentenziato il Premier”. “Alcuni funzionari dello Stato italiano, pagati con soldi pubblici, accedono a banche dati che dovrebbero essere utilizzate per combattere la mafia per passare informazioni sensibili su politici considerati non amici ad alcuni giornali, in particolare a quello di Carlo De Benedetti, tessera numero 1 del Pd. E dalle notizie di queste ore, alcune informazioni sono state passate all’attuale responsabile della comunicazione del Pd. Il tutto per lanciare campagne di fango su politici considerati avversari”. Secondo Giorgia Meloni, si sarebbe messo in piedi un “sistema illegale per gettare fango su chi non gli è simpatico, invocando, ed è ciò che indigna , la libertà di stampa” – precisa.
E ringraziando Melillo e Cantone per il loro importante contributo, il Presidente Meloni ha chiesto che venga fatta luce su eventuali mandanti e che si vada fino in fondo su un caso, che riserverà certamente nuovi elementi di analisi e di discussione, oltre a preoccupare i cittadini sulla delicata gestione dei dati sensibili in giro per il web