Tredicimila campioni di Dna di ogliastrini saranno sequenziati per valutare le alterazioni molecolari in malattie complesse e le loro implicazioni patologiche e genetiche, con lo scopo di creare una biobanca studiando nel contempo la longevità dei sardi. E’ l’obiettivo del progetto della Fondazione per la tutela dell’identità ogliastrina e della Barbagia di Seulo, presieduta da Flavio Cabitza, in collaborazione con l’Università di Sassari e presentato a Perdasdefogu da Giuseppe Palmieri direttore dell’Istituto tumori di Sassari e da Antonio Cossu e Grazia Fenu Pintori dell’Istituto di Anatomia Patologia dell’Ateneo sassarese alla presenza del rettore Gavino Mariotti.
Sarà proprio l’ateneo turritano a custodire i campioni genetici non appena il Tribunale di Lanusei toglierà i sigilli posti nell’ambito di un’inchiesta che si è conclusa senza condanne.
“Stiamo portando avanti un progetto storico perché nel mondo la ricerca è di norma in mano a multinazionali – ha detto all’ANSA Cabitza – Qui sono i donatori che la promuovono e decidono chi la deve fare senza aver la finalità di alcun brevetto ma mettendola a disposizione di tutti”. Il progetto è nato 20 anni fa per studiare la longevità dei sardi in particolare in Ogliastra e in Barbagia, ma la società SharDna che si occupava di sequenziare il sangue dei 13mila donatori, è fallita ed era stata acquistata all’asta dalla compagnia inglese Tiziana Life.
Il garante della Privacy aveva però bloccato tutto sancendo che la che la proprietà è degli stessi donatori del Dna. “Ritorniamo padroni del nostro Dna e lo usiamo per la ricerca e per un ritorno sia in termini di salute che per la nostra economia” ha concluso Cabitza.
Soddisfatto anche Mariotti. “L’Università supporterà questa importante ricerca anche con il coinvolgimento, ove necessario, di atenei internazionali che potranno dare un apporto fondamentale. Il nostro scopo è quello di dimostrare quali sono gli elementi che portano alla longevità dei sardi e dunque studiare gli aspetti genetici, l’ambiente, l’alimentazione. Auspichiamo di poter dimostrare che in Sardegna si vive bene anche come fattore promozionale della nostra terra”. (ANSA).