L’altare ligneo settecentesco della cappella del Gremio dei Sarti, nella chiesa di Santa Maria di Betlem di Sassari, torna al suo antico splendore e alla sua originaria ubicazione.
A 13 anni dal crollo con conseguente chiusura della cappella e a quattro anni dall’avvio del restauro, il manufatto è stato svelato in anteprima ad autorità e partner che hanno reso possibile la ricostruzione, mentre domenica 14 novembre alle 11.30 ci sarà la celebrazione eucaristica e la cerimonia di benedizione.
La storia del restauro è stata ripercorsa in una conferenza stampa nella biblioteca del convento dei Frati Minori di Santa Maria di Betlem dal presidente del Gremio dei Sarti, Marco Sanna, dal direttore dei lavori, l’architetto Giuseppe Palmieri, dal responsabile del restauro, l’architetto Giorgio Auneddu Mossa, dal responsabile della sicurezza, l’architetto Agostino Sotgiu, dal guardiano del convento, padre Salvatore Sanna, e da Salvatore Rubino, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, principale finanziatore dell’operazione da 60mila euro.
Acquisito anticamente dai Sarti per la Madonna di Montserrat, loro patrona, la vicenda del restauro dell’altare è iniziata a fine anni Novanta, quando emerse l’infestazione di termiti.
Nel 2009, dopo il cedimento del frontone e di alcune colonne, l’altare è stato smontato e ricoverato al primo piano del convento, dove i restauratori hanno lavorato in base a uno studio filologico per identificare i materiali e risalire a tecniche di esecuzione, motivi ornamentali, vernici impiegate e strumenti utilizzati dagli artigiani dell’epoca.
Al complesso smontaggio ha partecipato una squadra proveniente dalla Grecia specializzata in grandi strutture lignee. Per ancorarlo alla parete di fondo è stata realizzata una struttura metallica che lo rende stabile e ne evita il contatto col muro.
“Per i Sarti è una giornata storica – dice il presidente del Gremio, Marco Sanna. – A 13 anni dal crollo si completa l’opera frutto della volontà e tenacia di gremianti e portatori che hanno voluto restaurare l’altare e restituirlo ai sassaresi”. (ANSA)