Dopo la denuncia di un pestaggio nei confronti di un detenuto, avvenuto nel carcere sassarese di Bancali, il Garante delle persone private della libertà, Antonello Unida, si è subito attivato.
Ieri ha parlato a Cagliari il Provveditore penitenziario della Sardegna, Maurizio Veneziano. Unida ha definito l’incontro positivo: ha portato all’attenzione del Provveditore alcune problematiche che il carcere di Bancali si trascina da tempo, come quello della carenza degli educatori, che a oggi sono tre, a fronte di 400 detenuti. Una sproporzione notevole, che aumenta considerevolmente il pericolo della sindrome da stress, che colpisce principalmente chi compie un lavoro con quotidiani rapporti interpersonali.
Il Provveditore Veneziano ha promesso che si attiverà in merito presso il Ministero per risolvere l’incresciosa situazione.
Oggi invece ha avuto un incontro con il detenuto Filippo Griner. Unida non entra nel merito della veridicità o meno del pestaggio, denunciato dalla sorella, che sarebbe la causa della reazione del detenuto, perché al momento c’è un’inchiesta della magistratura, che ha aperto un dossier per verificare come si sono svolti realmente i fatti.
Griner ha riferito al Garante dei detenuti di aver subito una provocazione, motivo per il quale ha reagito in quel modo violento. Unida ha detto al carcerato che la sua reazione è stata comunque un profondo errore e gli ha ricordato le parole del Mahatma Gandhi, per il quale agire seguendo la logica dell'”occhio per occhio” rende solamente più ciechi.
Unida, da sempre attento alle condizioni di detenzione, ha però ricordato le denunce del Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, che durante la visita del gennaio 2019 al carcere di Bancali, ha evidenziato le condizioni pesanti in cui vivono i detenuti sottoposti al 41bis, privati dell’acqua calda, dell’acqua potabile e rinchiusi sottoterra. Proprio quest’ultima situazione provoca una diminuzione dell’aria e della luce naturale, che filtra unicamente di piccoli pertugi.
Tutte queste condizioni di estremo disagio sono le cause principali delle tensioni che nascono tra detenuti e polizia penitenziaria e portano a vicende estreme, come appunto quella accaduta la settimana scorsa.
Unida ha sottolineato, rispondendo alle accuse di garantire solo i detenuti, che il proprio ruolo verte sul creare ponti e non muri tra chi “vive” la casa circondariale, sia esso detenuto, poliziotto penitenziario o educatore. Questo perché, migliorando le condizioni della detenzione, si avvantaggia anche il lavoro degli agenti di custodia, che possono condurre più tranquillamente la loro attività.