Con l’accusa di omicidio colposo, la Procura di Sassari ha chiesto il rinvio a giudizio dei titolari della casa di riposo “San Nicola” al termine di un’inchiesta sui contagi e i morti causati dal Covid tra fine febbraio e marzo 2020. L’udienza preliminare è fissata per il 26 ottobre davanti al gup.
A darne notizia è la società di consulenze Studio 3A che assiste i familiari di una 68enne, Margherita Cesaracciu, vittima del Coronavirus. A presentare l’esposto che ha dato origine all’inchiesta – condotta dal pm Paolo Piras – era stato la figlia quarantenne della donna, Stefania Rubelli. Da qui l’iscrizione nel registro degli indagati di cinque tra medici, tecnici e manager della Rsa.
La 68enne, affetta da sclerosi multipla, non era autosufficente e da due anni viveva nella casa di riposo San Nicola di Sassari, del gruppo Korian, dov’era stata ricoverata per essere assistita. Tra fine febbraio e marzo 2020, con i primi contagi, la struttura chiude le porte ai familiari degli ospiti, contattabili solo al telefono o con videochiamate. Proprio nel corso di una di queste videochiamate, Stefania Rubelli avrebbe notato che uno degli operatori che assistevano la madre sarebbe stato sprovvisto di dispositivi di protezione.
Il 19 marzo di due anni fa, si scoprono 4 tamponi positivi: persone che non potendo essere trasferite vengono messe in isolamento. Da quel momento nella struttura c’è stato un aumento di casi Covid. Il 29 marzo risulta positiva anche Margherita Cesaracciu: dopo essere stata portata al Pronto soccorso il 6 aprile, le condizioni sono sempre peggiorate sino a quando è morta il 19 dello stesso mese. Le giornate peggiori nella Rsa risalgono al 28 marzo, quando si contano cinque morti in 24 ore, e all’1 aprile, con l’assessore regionale alla Sanità che dà conto di un primo bilancio choc dei tamponi sui 120 anziani allora ospitati: 44 positivi sui 55 test effettuati. Quasi tutti.