Il Consigliere regionale Antonio Piu ed i Consiglieri comunali Marco Dettori e Mariano Brianda hanno inviato una lunga lettera all’indirizzo del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro della Salute Roberto Speranza e non escludono azioni legali collettive.
“Negli scorsi mesi abbiamo presentato due interpellanze sui disservizi idrici, rispettivamente in Consiglio Regionale ed in Consiglio Comunale. La Giunta regionale è silente, l’amministrazione comunale non ha dato risposte soddisfacenti. Non abbiamo potuto far altro che chiedere l’intervento del Governo, nella speranza che possa dare alla popolazione risposte certe a quella che pare essere una vera e propria emergenza nell’emergenza. Non escludiamo, inoltre, la possibilità di ricorrere a strumenti di tutela della collettività in sede legale“.
Di seguito la lettera.
Gentilissimo Presidente del Consiglio, Prof. Mario Draghi; Gentilissimo Ministro della Salute, On. Roberto Speranza, queste righe le indirizziamo a Voi poiché riteniamo dobbiate sapere che Sassari, Porto Torres, Stintino, Castelsardo e Tergu, tutti Comuni ubicati nel Nord Ovest della Sardegna, sono fuori dall’ONU.
La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo recita: “è ormai tempo di considerare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti dell’uomo, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico – per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa – allo scopo di migliorare la qualità di vita e la salute”. Principio illuminante ed illuminato che concerne la dignità della persona ed è essenziale al pieno godimento della vita.
La risoluzione dell’ONU non è vincolante ma dovrebbe esserlo ogni qual volta tale violazione derivi da una non attenta gestione del bene pubblico a fronte del pagamento, da parte del cittadino, non solo delle tasse ma anche degli oneri d’esercizio e d’uso. A Sassari e nelle altre città summenzionate si presenta in maniera silenziosa, da anni, un terribile carosello di disservizi legati alla non corretta gestione dei sistemi di approvvigionamento idrico. Una escalation di problematiche condita da continui rimpalli di responsabilità fra i soggetti interessati.
La verità non troppo nascosta è che il sistema fa letteralmente acqua da tutte le parti, tra condotte regionali decrepite ed il sistema cittadino ridotto ad un colabrodo.
Si sa che tra le incombenze economiche degli enti territoriali, trovare fondi per risolvere alla base ed in maniera sistemica un problema datato, è difficile. Un buon padre di famiglia direbbe che la coperta è corta, ma un buon padre di famiglia a che spese dovrebbe dare priorità? A interventi atti a garantire l’acqua per i propri figli o a spese volubili, come ad esempio per aumentare il personale di servizio della Regione al costo di svariati milioni di euro? (vedasi DL 107 della Regione Sardegna).
E noi cittadini, figli di amministrazioni che troppo spesso si girano dall’altra parte, lasciati soli a fronteggiare i disservizi e a pagare per buono un servizio che buono non è. Tutt’altro.
Così, negli scorsi anni abbiamo assistito a dichiarazioni di non potabilità dell’acqua da parte del Comune, ricevendo nel contempo le fatture di fornitura di acqua potabile da parte di Abbanoa -gestore del servizio- mentre ora ci troviamo di fronte a continue interruzioni del servizio idrico. Non in poche case ma in quasi tutti i quartieri cittadini. Più di 140.000 persone senz’acqua, con buona pace della dichiarazione dei diritti umani dell’ONU.
Soprattutto perché gli interventi che giustificano queste interruzioni sono solo toppe, piccoli aggiustamenti di strutture fatiscenti e mal gestite nel corso degli ultimi decenni. E questo fa temere il peggio per il futuro.
Se non si interverrà in maniera risoluta con la sostituzione completa di un sistema di approvvigionamento moderno e con la conseguente manutenzione, la situazione potrà solo peggiorare. Da buoni figli di famiglia, chiediamo che le amministrazioni si assumano le proprie responsabilità e investano importanti risorse in infrastrutture, attraverso una visione a lungo termine. L’acqua è un bene comune essenziale al pieno godimento della vita.