Dopo un’ora di camera di consiglio la giudice monocratica del tribunale di Nuoro, Alessandra Ponti, ha pronunciato la sentenza di condanna a 1 anno e 4 mesi nei confronti di una donna accusata di maltrattamenti aggravati nei confronti dei figli di 2 e 6 anni, affidati successivamente al padre. Riconosciuta la parziale incapacità di intendere e di volere dell’imputata, accogliendo in parte i risultati della perizia del consulente della difesa rappresentata dall’avvocata Marilena Patteri: da qui una pena più mite rispetto ai 2 anni e 6 mesi sollecitati dalla pm Francesca Pala.
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La difesa si è battuta per l’assoluzione “per insussistenza del fatto”: la donna, secondo l’avvocata Patteri e il suo consulente, andava incontro a momenti di “amnesia dissociativa” a causa dell’assunzione di psicofarmaci, per questo durante gli episodi di maltrattamento “era incapace di intendere e volere”.
La Pm invece, forte degli esiti del perito del gip in sede di incidente probatorio, ha sostenuto il contrario – “pienamente capace” – pur riconoscendo alla fine della sua requisitoria le e attenuanti generiche in equivalenza all’aggravante contestata.
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I fatti risalgono al 2015 e ad accorgersi dei maltrattamenti fu il marito della donna, le cui accuse sono state avvalorate dai video di alcune telecamere che l’uomo, un odontotecnico nuorese – costituitosi parte civile con l’avvocato Francesco Lai – aveva posizionato in diversi punti della casa. Ma prima ancora fu insospettito da alcuni lividi sul collo del figlio e poi dalla lussazione della spalla della bimba di due anni. Le violenze filmate sono state ripercorse dalla pm: “un grave scenario di violenza – ha detto in aula – calci sui fianchi, il viso pasticciato della bambina di due anni per camuffare i lividi e le minacce di non raccontare nulla al padre”.
A quel punto l’odontotecnico denunciò la moglie, che venne allontanata da casa. Dello stesso avviso la parte civile. “La prova regina dei maltrattamenti – ha chiarito nella sua arringa l’avvocato Lai – è documentata dai video che riprendono scene di ordinaria vita familiare ma anche di efferata violenza della madre nei confronti dei piccoli, le vere vittime di questo processo”. (ANSA)