Bancarotta fraudolenta per distrazione, dissipazione e preferenziale: questi i reati contestati, a vario titolo, a dieci soggetti sardi coinvolti in una serie di fallimenti che hanno interessato, nel corso degli anni, numerose aziende isolane.
Le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno approfondito le vicissitudini economiche, finanziarie e societarie che hanno condotto al fallimento, per un ammontare complessivo del passivo di circa 155 milioni di euro, cinque società sarde operanti nel settore dell’edilizia, dei servizi alberghieri e delle case di cura.
Le accurate investigazioni hanno consentito di appurare come le citate imprese, formalmente distinte, fossero in realtà tutte riconducibili ad un unico, informale gruppo societario, composto complessivamente da 14 aziende, al cui vertice figurava un imprenditore del Sulcis Iglesiente che, tuttavia, non ha mai ricoperto ruoli di amministratore all’interno delle società sottoposte al suo controllo di fatto.
Più nello specifico, le risultanze d’indagine hanno consentito di ipotizzare come l’imprenditore abbia fatto uso di numerosi prestanome – nove quelli sino ad ora individuati – per la gestione occulta delle imprese fallite, nel tentativo di evitare di incorrere in conseguenze penalistico/amministrative.
Attraverso operazioni infragruppo, con cessione di immobili a prezzi superiori a quelli di mercato, pagamenti preferenziali, la sistematica omissione del pagamento di tributi fiscali e contributivi nonché la falsificazione dei dati di bilancio, l’amministratore “di fatto” del gruppo d’aziende, con la complicità degli altri indagati, sarebbe risultato responsabile della distrazione di disponibilità finanziarie di pertinenza aziendali per oltre 6,5 milioni di euro, utilizzate anche per il pagamento, in proprio favore, di rilevanti compensi, in quanto assunto quale dipendente/consulente da alcune delle società del gruppo.
All’esito delle investigazioni, il giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Cagliari ha emesso quattro ordinanze di custodia cautelare, di cui due in carcere e due ai domiciliari, nei confronti dell’imprenditore dominus ritenuto artefice del sistema fraudolento e di tre sodali, questi ultimi accusati di essere consulenti e prestanome dell’amministratore di fatto.