“Siamo contrari a centralizzare nuovamente la sanità – dice Bonazzi, Segretario Generale della FSI-USAE – così si distolgono le attenzioni dai reali problemi e si sposta la discussione su un piano ideologico che non fa bene a nessuno. Il problema non è se la gestisce lo Stato o la gestiscono le regioni, ma le regole che ci diamo per gestirla”.
Il numero due dei DEM in un’intervista a La Stampa rilancia il tema torna a proporre la centralizzazione della sanità e di una riforma costituzionale (già bocciata dal referendum del 2016) che vada in quella direzione e afferma : “Dopo la crisi bisognerà iniziare a ragionare, traendo una lezione da quanto successo e pensare se sia il caso di far tornare in capo allo Stato alcune competenze come la sanità. Con 20 regioni che parlano 20 lingue diverse, credo sia necessario riconsiderare l’ipotesi della clausole di supremazia previste dalla riforma del 2016, ovvero di un ritorno delle competenze sanitarie allo Stato centrale”.
“Siamo contrari ad una svolta del genere e a centralizzare nuovamente la sanità” risponde immediatamente Adamo Bonazzi, Segretario Generale della FSI-USAE, “così si distolgono le attenzioni dai reali problemi del settore e si sposta la discussione su un piano ideologico che non fa bene a nessuno. Il problema non è se la gestisce lo stato o la gestiscono le regioni ma le regole che ci diamo per gestirla. Qui invece si sta già litigando per chi ci metterà le mani sopra. Non va bene. Non condividiamo. Pensiamo anche noi che molte cose non hanno funzionato ma, contrariamente ad Orlando, pensiamo che le carenze maggiori di questa crisi siano dovute proprio all’incapacità del Governo e del suo Ministro di farvi fronte. Ma anche alla volontà del Governo di gestire tutto attraverso il sistema della protezione civile (che ha competenze in fatto di terremoti e disastri naturali ma che ha dimostrato di essere inadeguato all’emergenza COVID-19). Serve una sorta di nuovo piano marshall della sanità (non è un caso – infatti – se la prima mossa del Governo Inglese dopo la Brexit è stata quella di deliberare la costruzione di 50 nuovi ospedali e l’assunzione di migliaia di operatori).”
Continua poi Bonazzi: “I problemi della sanità sono di varia natura ma, prima di tutto, sono organizzativi e strutturali: i tagli fatti della spending review, in primis. Il fatto che molte strutture siano vetuste. La poca lungimiranza politica. Un sistema burocratico che fissa le regole dell’accreditamento ma non controlla che siano rispettate. Il paradigma del patto della salute sbagliato. Una rete di medici di famiglia organizzata come nel secolo scorso. E, non ultimo, la voglia di farne una sorta di bancomat per troppi politici ed imprenditori. La sanità va ripensata, concordiamo su questo. Vanno cambiate prima di tutto le regole dell’accreditamento delle strutture (che vanno fissate a livello nazionale con un accordo stato-regioni al pari dei lea) che devono essere uguali per il pubblico e privato e prevedere le rianimazioni in ogni struttura dove si fanno interventi chirurgici.
Poi si deve immediatamente costruire una nuova rete ospedaliera dell’emergenza e ricostruirgli intorno la rete degli ospedali del territorio. Poi chi vuole fare business nella sanità, per ottenere l’accreditamento, si deve adeguare e investire in strutture, personale e tecnologie.”