«Medioevale!» ultimamente è l’epiteto più (ab)usato da chi vuole tacciare di oscurantismo coloro che si ostinano a tenersi stretto-stretto il proprio modo di pensiero. Medioevo come sinonimo di ignoranza, tirannia, oscurantismo! Peccato che non tutto ciò corrisponda al vero!
Ma siamo sicuri che il periodo medioevale sia davvero etichettabile come un lasso temporale di “secoli bui”? E se il Medioevo fosse soprattutto una fase prodromica al Rinascimento?
Il simbolo della cultura per eccellenza, l’Università, ad esempio, è nata proprio durante il Medioevo!
Nel medioevo, i monaci benedettini copiarono a mano, quasi tutti i documenti antichi (testi in latino, greco) salvaguardando così la nostra storia, la nostra letteratura, impedendo la morte di quelle culture sulle quali, ora, si fonda la civiltà occidentale.
Nel Medioevo fu inventato l’aratro pesante, il telaio azionato a pedali, i camini e focolari con canne fumarie, che riuscirono a tenere le case al caldo.
Nel Medioevo fu inventata la bussola grazie alla quale Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano, Vasco De Gama (e tantissimi altri!) avventurandosi –ardimentosi- tra perigliose acque, hanno “scoperto” nuove terre.
Jacques Le Goff, uno tra i più autorevoli studiosi viventi della storia e della sociologia del Medioevo in un’intervista ha spiegato che «come dice il nome, il Medio Evo è considerato come un periodo di passaggio, di transito tra l’Antichità e la Modernità, ma “passaggio” significa soprattutto sviluppo e progresso. Il contrario di passaggio è staticità! Nel Medio Evo, nulla fu statico: ci sono stati progressi straordinari in tutti i campi, con i mulini a vento e ad acqua, con la rotazione delle culture da biennale a triennale. Ma non c’è stata alcuna rottura fondamentale tra Medioevo e Rinascimento, tra il XIV e il XVII secolo…».
Un pregiudizio duro da essere scalfito è che la “ragione” medievale fosse ostaggio della teologia, che l’avrebbe costretta aduno stato di perenne minorità e subordinazione. Nulla di più falso,la teologia medievale si è servita al massimo grado della ragione, basti vedere l’importanza del sistema aristotelico nella formazione della “Scolastica”, che rappresenta il vertice di tutto il pensiero medievale.
Un altro pregiudizio è che la cultura medievale – in particolarmente la spiritualità cristiana – abbia diffidato della ragione, vedendo in essa quanto meno un potenziale pericolo e che tale diffidenza abbia provocato un generale ritardo nello sviluppo della filosofia e, più ancora, delle scienze empiriche. Fra parentesi, ai tempi di vassalli, valvassori e valvassini, la schiavitù era stata abolita, condannata dalla Chiesa perché pareva un “crimine contro Dio” considerare una sua creatura alla stregua di una cosa. L’economia schiavista riprese alla grande con l’epoca moderna, cosiddetta riformata, grazie agli stati assoluti e al mercato capitalista.
Un’attenta studiosa del periodo, Régine Pernoud, oltre a criticare l’uso del termine “medioevo” già ideologico e peggiorativo, ha dimostrato che le donne non erano mica tanto sottomesse, anzi,spesso occupavano ruoli chiave nel mondo della politica e della cultura.
Inos Biffi nell’«Atlante storico della cultura medievale in Occidente» afferma “Il Medioevo nel suo complesso e nell’insieme della sua durata – con tutta l’ambiguità dei suoi confini cronologici e della stessa espressione “Medioevo” – risulta un’incomparabile stagione di cultura della ragione”.
La prof. Gabriella Piccinni, docente di “Storia Medievale” all’Università di Siena spesso spiega ai suoi studenti nella prima lezione che «attribuire fatti o modi, in maniera completamente arbitraria, etichettandoli con epoche passate, è segno di irresponsabilità. Ogni volta che si parla di stupri o uccisioni e a questi fatti si affianca l’aggettivo “medievale” – afferma la docente medioevalista – io vado in bestia, perché abdichiamo alle responsabilità del nostro presente. È una forma di ignoranza di approccio con il passato e il presente enorme». Poi conclude un po’ sarcasticamente «Posso scommettere che nessuno di loro sappia veramente cosa sia stato il Medioevo».
Nelle discussioni poi troveremo sempre qualcuno che – in modo saccente – ci dirà «Ma nel medioevo c’erano i roghi, l’Inquisizione, gli strumenti di tortura…». Nel medioevo quindi esisteva già il male? WOW!! Ma quale secolo è stato “più buio”? Il Medioevo coi suoi roghi, l’Inquisizione, i Torquemada, gli strumenti di tortura o il periodo che ha visto concentrati in quello che Eric John Ernest Hobsbawm ha definito “secolo breve”, due guerre mondiali, la bomba atomica, la Shoah, il gulag e i khmer rossi, il genocidio degli armeni e dei tutsi? Qual è stato il periodo più buio?
È vero che nel Medioevo vissero condottieri spregiudicati e papi troppo poco spirituali, come William the Conqueror, papa Urbano II, Gengis Khan. Ma vi furono anche personaggi come Leonardo Fibonacci che rivoluzionò la matematica, Johannes Gutenberg che inventò la stampa, il grande filosofo Francis Bacon, il medico, filosofo, matematico e fisico persiano Avicenna, Sant’Agostino, Carlo Martello, Averroè, san Francesco d’Assisi e santa Chiara, Giotto, Marco Polo, Dante, Giovanna d’Arco, Cristoforo Colombo che vissero tutti nei “secoli bui”.
Poi aggiungo – per sfizio – anche figure-chiave dell’immaginario collettivo e popolare come King Arthur “Re Artù” e i suoi cavalieri della tavola rotonda, o mago Merlino, che ci consegnano uno stupendo affresco di un’epoca affascinante tutt’altro che “buia”.
Allora? Il Medioevo è davvero un’epoca buia?
Concludo lasciando la parola a Jacques Le Goff già citato precedentemente: «Prima di giudicare gli uomini “medioevali”, l’uomo moderno dovrebbe pensare come sarà lui giudicato dalle generazioni successive».