Che impatto ha avuto il Covid sui bambini con disturbo dello spettro autistico? La pandemia ha determinato dei cambiamenti drastici nella routine quotidiana, nell’interazione sociale e nell’istruzione, nell’accesso ai servizi e alle terapie. Il Covid ha fatto emergere un peggioramento generale della salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza e le società scientifiche nazionali e internazionali avevano dato da tempo l’allarme.
Nei giorni scorsi è stato pubblicato su Molecolar autism, la più importante rivista scientifica specializzata in autismo, uno studio internazionale che ha coinvolto oltre un migliaio di bambini di età compresa tra i 5 e i 21 anni e 14 centri internazionali che vanno dal Canada, al Giappone, agli Stati Uniti, all’Europa.
Uno studio molto dettagliato che spiega l’impatto del Covid sui bambini autistici e che ha coinvolto un grande gruppo di ricerca internazionale tra cui alcuni centri italiani come la Neuropsichiatria infantile dell’Aou di Sassari e, in particolare, il professor Stefano Sotgiu direttore della clinica e la dottoressa Alessandra Carta. Un lavoro che ha visto la collaborazione dei massimi esperti di autismo a livello mondiale e al quale hanno partecipato anche ricercatori italiani come Alessandro Zuddas, scomparso recentemente e direttore della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Microcitemico di Cagliari e Adriana Di Martino che ha coordinato l’intero gruppo di ricerca e che dirige un importantissimo centro per l’autismo a New York.
«Noi siamo stati coinvolti durante una collaborazione internazionale relativa agli effetti del Covid sulla psicopatologia negli accessi al pronto soccorso. In seguito, abbiamo partecipato a uno studio mondiale sull’impatto della pandemia sui bambini con disturbo dello spettro autistico con o senza disabilità intellettiva», ha affermato il professor Stefano Sotgiu.
A livello locale, lo studio ha coinvolto 30 famiglie residenti nella provincia di Sassari seguite dalla Clinica neuropsichiatrica e ha preso in considerazione bambini e ragazzi tra i 5 e i 15 anni di età. In tutti questi casi, si è potuto osservare un peggioramento della loro condizione, anche di tipo comportamentale.
«Abbiamo fatto un’indagine attraverso l’utilizzo di una piattaforma informatizzata e, attraverso le interviste con i genitori, somministrate tra luglio e ottobre del 2020 – ha spiegato Alessandra Carta, neuropsichiatra dell’Aou – si è potuto analizzare l’effetto delle restrizioni durante la pandemia sulla severità, l’eventuale peggioramento o stazionarietà dei sintomi dell’autismo nei ragazzi».
«Ci siamo resi conto subito del peggioramento appena è scoppiato il lockdown. I dati precedenti indicavano che l’impatto della pandemia era maggiore nei bambini con una severità clinica maggiore, il nostro studio invece – ha affermato il professor Sotgiu – ha messo in luce altre esigenze e altre cause correlate al peggioramento dei sintomi nei bambini con disturbo dello spettro autistico».
«L’idea del progetto è stata quella di valutare quali fossero i bisogni rinnovati dei soggetti affetti da un disturbo dello spettro autistico con associata o meno disabilità cognitiva – ha spiegato Alessandra Carta – Quello che si è potuto osservare è che l’impatto non è legato alla severità del disturbo, ma alla discontinuità nell’assistenza ospedaliera o territoriale che questi bambini hanno dovuto subire in conseguenza delle restrizioni».
La pandemia ha colpito i bambini più fragili. In pratica, spiegano i due ricercatori, il risultato dello studio è importante perché dimostra che il peggioramento dei pazienti autistici è legato allo stato di salute dei servizi e non allo stato di salute precovid del bambino.
I bambini che hanno dovuto interrompere per più tempo i percorsi terapeutici e riabilitativi a causa delle norme restrittive imposte nelle varie regioni sono quelli che hanno mostrato una perdita delle autonomie raggiunte e delle competenze precedentemente acquisite. In questi casi c’è stato un peggioramento dei sintomi tipici dello spettro autistico, come la tendenza all’isolamento o l’acuirsi dei comportamenti ripetitivi e interessi stereotipati.
E infine la straordinaria importanza della telemedicina.
«Grazie alla telemedicina ci siamo potuti collegare con le case dei bambini e abbiamo programmato delle visite quotidiane a tutti i pazienti che presentavano delle criticità maggiori. In questa maniera siamo riusciti a ridurre le urgenze sicuramente per quanto riguarda la gestione dei pazienti più problematici. Laddove questo non è avvenuto, c’è stato un peggioramento», hanno concluso i due ricercatori dell’Aou di Sassari.