Si è celebrata questa mattina nell’Aula del Consiglio regionale della Sardegna la prima “Giornata della donazione e del trapianto di organi e tessuti” istituita con legge lo scorso 4 novembre. Un momento di riflessione per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della pratica della donazione che ogni anno contribuisce a salvare centinaia di vite umane. Alla cerimonia hanno preso parte il direttore del Centro Nazionale dei trapianti Massimo Cardillo, il direttore del Centro regionale Lorenzo D’Antonio, la presidente del Consiglio delle autonomie locali Maria Paola Secci e, in rappresentanza della Giunta regionale, l’assessore alla Sanità Carlo Doria.
«Sono passati 25 anni dal 2 gennaio del 1988, data in cui, a Sinnai, i genitori del piccolo Paoletto, morto a 11 anni in un incidente stradale, decisero di donare i suoi organi – ha ricordato il presidente del Consiglio Michele Pais – questo gesto di amore infinito è stato il primo di una lunga serie che ha ridato speranza, in 35 anni nella nostra Regione, a oltre 800 pazienti sardi e alle loro famiglie». La data scelta per celebrare la Giornata della donazione non è casuale: il 24 febbraio del 2004 è il giorno del tragico incidente aereo sui monti di Sinnai in cui morirono tutti i componenti dell’equipe di cardiochirurgia dell’ospedale Brotzu: Alessandro Ricchi, Antonio Carta e Gian Marco Pinna e l’equipaggio del velivolo composto dal comandante Helmut Zullmer, dal suo aiuto Thomas Giacomazzi e da Daniele Giacobbe. Trasportavano un cuore destinato a un trapianto salvavita da eseguire a Cagliari. «Il loro ricordo e il dolore per la grave perdita sono ancora presenti – ha detto ancora Pais – questi eroi meritano di essere ricordati. Il programma trapianti va però avanti. In questa giornata il nostro pensiero e il nostro ringraziamento sono rivolti a tutti i donatori, a chi si è sottoposto a un trapianto, agli operatori sanitari, ai donatori di sangue, ai volontari, alle famiglie in vari modi coinvolte, per l’enorme impegno che in questi 35 anni hanno profuso in questo settore».
Il 2022 è stato l’anno record delle donazioni in Italia con un più 3,7% rispetto all’anno precedente. La Sardegna è un’Isola virtuosa: la media sarda dei donatori è superiore a quella nazionale. Anche nell’ambito della donazione del sangue la Sardegna registra dati di eccellenza: nell’Isola sono 5,1/ 5,2 donatori di sangue ogni 1.000 residenti, media superiore a quella auspicata dall’Oms (4 donatori abituali ogni 1.000 residenti). L’elemento critico è purtroppo rappresentato dall’alto numero di talassemici (circa 1.050) ai quali sono destinati i due terzi del sangue raccolto annualmente: circa 50.000 unità di sangue annuali su 82.000 unità. Per questo la Sardegna deve far affluire notevoli quantità di sangue da altri territori. «Questi dati ci autorizzano a un cauto ottimismo – ha concluso Pais – e ci spronano a fare tutto il possibile per creare le condizioni di una sempre più diffusa “coscienza della donazione».
Un plauso al’iniziativa è arrivato dal direttore del Centro Nazionale dei Trapianti Massimo Cardillo: «Oggi è una giornata importante perché celebriamo una bella tradizione sarda. Questa regione è generosa: fa registrare da sempre tassi di donazione superiori alla media nazionale. È bello celebrarlo oggi». Cardillo ha poi mostrato ottimismo alla luce dei dati nazionali: «Il sistema trapianti cresce continuamente. Ha superato le difficoltà legate al Covid meglio di quanto è avvenuto in altri paesi europei. Anche nei primi mesi del 2023 si registrano dati confortanti con un incremento dei trapianti del 30% rispetto allo scorso anno. Non bisogna però dimenticare le difficoltà: l’atto di generosità su cui si fonda la donazione deve essere supportato da un sistema sanitario efficiente. Su questo fronte si può fare di più, anche in Sardegna. Si deve lavorare sull’informazione dei cittadini e della loro possibilità di dare il consenso alla donazione degli organi quando rinnovano la Carta d’Identità». Cardillo ha poi ricordato che anche sul fronte delle opposizioni la Sardegna si distingue a livello nazionale: «In Italia c’è ancora un 30% di posizioni contrarie alla donazione, in Sardegna i tassi di opposizione sono più bassi, circa il 22%. In futuro occorre lavorare nelle scuole e con il volontariato. Siamo impegnati nell’abbattimento delle liste d’attesa. In Sardegna c’è da migliorare i flussi di collegamento tra i centri trapianti e le strutture periferiche di cura». Anche il responsabile regionale del Centro trapianti di organi, Lorenzo d’Antonio, ha messo in luce l’eccellenza della Sardegna in ambito nazionale, in un settore strategico della medicina. «Il nostro sistema – ha ricordato – poggia su una serie di attività di rete che sarebbe impossibile senza la collaborazione di tutti, a cominciare dalle istituzioni che hanno avuto un ruolo molto importante nel trasmettere alle il valore del messaggio che, al di là dei farmaci e delle terapie, contano gli atti di generosità. Siamo uomini del fare e consideriamo questa giornata un punto di partenza per migliorare ancora, a partire da nuovi programmi di donazione alternativa ed interventi a “a cuore fermo” che contiamo di avviare entro l’anno, in una Sardegna che ha già mostrato di dare tanto alle donazioni, diffondendo sempre più, anche sul piano culturale, un diffuso sentire comune in tema di donazioni».
Il presidente del Cal Maria Paola Secci ha parlato di una giornata molto attesa dalla comunità regionale, frutto di una di politica illuminata che ha saputo immedesimarsi nelle vicende di chi dopo aver sperimentato il buio ha visto la luce della speranza. «La legge della Sardegna – ha proseguito Secci – non è solo l’espressione di un potere decisionale ma una sorta di “manifesto” dei pubblici amministratori che credono nella politica che parte dal basso e, in questo contesto, va sottolineato anche il ruolo centrale dei Sindaci nel loro rapporto quotidiano con tanti cittadini spesso alle prese con grandi emergenze anche e soprattutto nel campo della sanità, e tuttavia capaci di mostrare anche grande sensibilità umana nei confronti di persone sottoposte ad una grande pressione emotiva in attesa di una telefonata, nella consapevolezza che dietro una speranza di sopravvivere che diventa più concreta c’è il dolore di un’altra famiglia.
A nome della Giunta regionale, l’assessore della Sanità Carlo Doria ha affermato che i risultati della Sardegna nel campo delle donazioni, significativamente superiori alle media nazionale, sono allo stesso tempo un orgoglio di tutti i sardi e la migliore dimostrazione di sensibilità, altruismo e capacità di lavorare bene insieme di tante città grandi e meno grandi, fino ai piccoli paesi. «D’altra parte ha detto Doria – proprio questi ottimi risultati devono spingerci a rendere sempre più efficiente la nostra rete perché, penso soprattutto ai bambini, non sempre riusciamo a rispondere positivamente alle attese dei pazienti sardi e mandiamo una quota di organi nella Penisola. Abbiamo bisogno che i nostri pazienti siano più informati e preparati e con questo obiettivo, ha concluso, organizzeremo una giornata specifica di lavoro dopo Pasqua, mantenendo gli impegni assunti con i centri nazionale e regionale dei trapianti».
Al termine degli interventi sono stati conferiti diversi attestati in ricordo della prima Giornata del trapiantato: tra i premiati Renata Bacchiddu di Selargius, trapiantata di fegato, Graziella e Gianfranco Biscu di Oliena, genitori di Mathias morto a 16 anni in un incidente stradale, il giornalista Francesco Abate, anche lui trapiantato di fegato e impegnato da anni nelle campagne di sensibilizzazione. Riconoscimenti anche alla scuola “Michele Giua” di Assemini, alle associazioni Aido di Elmas, Aned Sardegna di Iglesias, Odv “Elisa Deiana” di Soleminis e ai comuni di Nuoro, Oliena e Cardedu.