Due donne forti e coraggiose, che hanno affrontato la malattia e la terapia stando una accanto all’altra, dandosi sostegno reciproco. Il loro motto è diventata la frase di Nelson Mandela “Tutto sembra impossibile finché non viene fatto”, perché rispecchia la loro battaglia combattuta con fermezza negli ultimi due anni. Quella contro il tumore al seno che – usando una terminologia sportiva a loro cara – le ha costrette a giocare una partita turbolenta. Claudia Torru e Valeria Atzori hanno da poco concluso il ciclo di chemioterapia e, dopo le ultime analisi, la fiducia è alta.
E per trasmetterla anche alle altre pazienti, in cura sia alla Smac, la Senologia multidisciplinare aziendale coordinata, sia al day hospital di Oncologia, hanno voluto donare duecento piantine grasse. Un pensiero per le donne che portano avanti la loro lotta contro il tumore al seno ma anche per i familiari che con loro condividono le preoccupazioni per una malattia che, nel tempo, è diventata sempre più curabile.
Un gesto di generosità e di solidarietà nei confronti di chi sta affrontando un percorso di cura, che diventa anche un messaggio di positività, perché da questo percorso si può uscire e riprendere la propria vita, anche arricchiti di una grande esperienza umana.
Nei giorni scorsi, quindi, hanno consegnato le piantine – cento sono state messe a disposizione gratuitamente dall’azienda florovivaistica di Tergu “Piante succulente” di Paolo Calbini – nei due reparti dell’Aou, con una splendida accoglienza da parte di pazienti e operatori.
Questa iniziativa l’hanno pensata insieme, perché «da una parte – affermano Claudia Torru e Valeria Atzori – era un’occasione per ringraziare quanti ci hanno aiutato in questi anni e, dall’altra, un momento per dare incoraggiamento, donare un sorriso a quanti fanno la terapia quotidianamente». E la scelta delle piantine grasse, senza spine, non è stata casuale. «Sono – riprendono – il simbolo della resistenza, della forza e della resilienza».
Per Claudia, di Sassari, la scoperta del tumore è arrivata a 42 anni, a settembre 2020. È stata una vera e propria sorpresa. «Io – afferma – che ho allattato tutti e tre i figli, che non ho mai fumato e ho sempre fatto sport». Nella sua storia personale, infatti, ci sono 22 anni di pallacanestro che l’hanno vista giocare con il Sant’Orsola e chiudere la carriera di cestista con il Cus Sassari, prima di passare ad allenare e diventare dirigente accompagnatrice nella Dinamo 2000.
«Dopo il primo tumore e la prima partita contro la malattia – riprende ancora Claudia – mi sono trovata a giocare i supplementari, a causa di un secondo tumore. Credevo di aver vinto, ma l’avversario mi ha raggiunta di nuovo. E così dopo la seconda scoperta nel settembre 2021, ho intrapreso un nuovo percorso che mi ha portato a subire otto interventi in un anno e mezzo». Quindi l’avvio della terapia che si è conclusa di recente.
Claudia e Valeria sono testimoni dell’attività messa in campo dall’Aou di Sassari nei confronti dei pazienti oncologici proprio nel periodo della pandemia.
Valeria Atzori, 47 anni di Tergu, ha scoperto la sua malattia a novembre 2021. «Ho fatto una visita alla Smac il 18 novembre – racconta – e i protocolli dicono che avrebbero dovuto operarmi entro 30 giorni. Ma in questi frangenti pensi a tante cose. Io avevo preso anche contatti con Milano ed ero pronta a partire. Puntuale, però, è arrivata la telefonata della Smac che mi avvisava del fatto che il 18 dicembre mi avrebbero operata».
Anche per lei l’avvio della terapia, portata a termine lo scorso giugno. «Io spero sia finita – dice – perché voglio crederci. Proseguo con una terapia sperimentale e ormonale ma io, oggi, mi sento di dire che sono guarita».
Al centro il supporto della sua famiglia, delle amiche e la solidarietà delle mamme degli amichetti dei due figli, sempre molto presenti.
Da parte di entrambe c’è la stima per un team, quello composto dai professionisti della Smac e dell’Oncologia – un ringraziamento particolare lo rivolgono alle dottoresse Rita Nonnis e Silvia Mura – che le ha seguite lungo tutto il loro faticoso percorso di cura.