«Il sangue non cresce sugli alberi. Vieni a donare». In una sala gremita di studenti, si è aperta con questo messaggio la conferenza per la sensibilizzazione alla donazione del sangue che si è svolta nella mattinata del 16 novembre all’Ipsar di Sassari (Istituto Professionale per i Servizi per l’Enogastronomia e l’Ospitalità Alberghiera). Prosegue così in città il progetto “A scuola con l’Avis” portato avanti dall’Avis con il centro trasfusionale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Sassari.
Viva la partecipazione e l’interesse di oltre duecento ragazzi presenti all’iniziativa nell’auditorium di via Donizetti.
Dopo i saluti del vice preside dell’istituto che ha spiegato l’importanza e la necessità di sangue, la parola è passata ai volontari dell’Avis che hanno fatto una breve illustrazione sulla nascita e sul ruolo dell’associazione che dal 1927 si occupa, su tutto il territorio nazionale, della promozione della cultura del dono del sangue.
«Il sangue è indispensabile, non si può fabbricare in laboratorio e l’unico modo per averlo a disposizione è quello di donarlo» ha affermato Mirella Baccoli dell’Avis.
Un bisogno dal quale può dipendere la vita di tante persone. Una popolazione sempre più anziana che soffre di malattie croniche può avere una necessità urgente di sangue, così come i pazienti che hanno bisogno di un trapianto.
«Abbiamo una condizione di carenza di sangue e di emocomponenti e questo è un problema che vi riguarda in prima persona», ha esordito davanti a una platea numerosa e attenta il dottor Pietro Manca, direttore del Servizio di immunoematologia e Medicina trasfusionale del Presidio ospedaliero di Sassari.
«In Sardegna ogni anno c’è bisogno di 110 mila unità di sangue, ne produciamo 80 mila e quindi non siamo autosufficienti perchè abbiamo necessità di altre 30 mila unità», ha proseguito il dottor Manca.
Il 48% delle 110 mila unità di sangue, circa 50 mila unità, viene utilizzato per i talassemici e la Sardegna detiene il triste primato mondiale di talassemia per numero di abitanti.
«Molti di noi sono portatori sani di talassemia e se per caso anche il partner è un portatore sano, c’è una possibilità su 4 che possa nascere un figlio talassemico. È importante comunque ricordare che anche il portatore sano può donare il sangue», ha sottolineato il dottor Manca.
La parola poi è passata alle ragazze e ai ragazzi dell’Istituto alberghiero. Tante le domande rivolte al direttore del centro trasfusionale dell’Aou di Sassari.
«Dopo aver fatto piercing o tatuaggi quanto tempo occorre aspettare? Io ad esempio vorrei donare, ma ho tanti piercing e ho paura degli aghi», ha affermato una studentessa. Altri ancora hanno chiesto che cosa si intende per rapporti sessuali a rischio, se si può donare dopo aver assunto alcol o fumato, quanto occorre pesare per poter donare.
«Non abbiate paura dell’ago. Anche io avevo paura dell’ago e poi è diventato il mio lavoro. – ha spiegato il dottor Manca – Chi ha fatto il piercing o un tatuaggio o ha avuto rapporti sessuali a rischio, deve aspettare 4 mesi per poter donare. Mentre chi ha fumato o bevuto può donare senza problemi ma è meglio che aspetti 24 ore. Per poter donare occorre pesare almeno 50 kg».
Infine, un accorato appello a tutti i ragazzi maggiorenni a essere presenti all’appuntamento previsto per il prossimo 29 novembre per la raccolta sangue davanti all’autoemoteca dell’Avis nel piazzale della scuola.
«Donare arricchisce ed è un atto civico. Il donatore dona un po’ della propria salute a chi sta male ma senza arrecare danno alla propria salute. Venite a donare, la vostra sarà una lezione di civiltà», ha concluso il dottor Manca.