La cantina di Luogosanto svela la ricetta per una produzione eccellente grazie agli studi sui cambiamenti climatici
Meno uva per grandi vini. Una resa inferiore, meno grappoli, ma di altissima qualità. Siddùra torna all’antico dopo una vendemmia che ha svelato l’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione del vino.
La cantina di Luogosanto ha concentrato la raccolta dell’uva da fine agosto a tutto settembre, con un calo fisiologico di produzione tra il 20 e 25% e l’impatto sui vitigni dei venti gelidi dello scorso mese di maggio. La lenta maturazione del grappolo ha però valorizzato tutti i parametri di Ph, zuccheri e acidità, che hanno raggiunto un equilibrio in linea con l’evoluzione della pianta.
Da qui le premesse per un livello qualitativo eccezionale. Meno quantità e più qualità, l’equazione storicamente vincente. “Le aspettative sono molto alte, vedremo i risultati a conclusione della fermentazione – sottolinea Massimo Ruggero, amministratore delegato di Siddùra -. Possiamo dire che esistono tutti i presupposti per avere vini di qualità, che ricordano i grandi vini del passato ma con la nuova capacità di adattamento dei vitigni ai cambiamenti climatici”.
MICROCLIMA. Diventa sempre più importante per una cantina studiare il proprio microclima, adattare i lavori sui campi alle indicazioni che arrivano dalla tecnologia e giovarsi delle condizioni naturali che caratterizzano quel particolare terroir.
Da questo punto di vista Siddùra ha elaborato una strategia di sfruttamento della pianta che nasce dal posizionamento, per valorizzare l’irraggiamento solare in base alla pendenza del suolo. Poi c’è il grande muro naturale costituito dalle montagne, che proteggono le vigne di Siddùra dai venti predominanti, in particolare il maestrale, che vede la sua forza ridotta. Un microclima che ha costruito nel tempo le sue peculiarità, dalle quali si sviluppa la programmazione che consente di affrontare i riflessi negativi dei repentini cambiamenti climatici.
Piogge copiose e improvvisa siccità. Gelate e alluvioni. Temperature impazzite. Il vino si costruisce in cantina, grazie a sistemi avanzati, come la stazione meteo creata in casa, capace di mappare e prevedere le variazioni climatiche della settimana sul campo e nei campi, nelle celle specifiche, non più basandosi sui fallaci modelli previsionali dei siti web.
LA MAPPATURA. “Il lavoro di mappatura che già da qualche anno impegna Siddùra con lo studio dei microrganismi presenti nel suo terroir, ci ha confermato come l’analisi del microclima sarà sempre più importante nella previsione del cambiamento delle zone climatiche – spiega Massimo Ruggero -. Siddùra utilizza in modo sempre più efficace un sistema di controllo meteorologico che consente di studiare il microclima, compresa la misurazione delle escursioni termiche che incidono sulla qualità dei vini”.
Il sistema “Piante che parlano” poi ha dotato l’azienda di una strumentazione che consente di monitorare lo stato idrico del suolo e il fabbisogno d’acqua della pianta in base alle mutanti condizioni climatiche. Poi c’è la stazione meteo con la quale giornalmente si valuta l’area di lavoro sui vitigni, visualizzando le previsioni meteorologiche e climatiche giornalmente e nell’arco della settimana.
LA TECNOLOGIA. Il senso della tecnologia applicata alle conoscenze umane della terra è quello di trasformare i mutamenti climatici in vantaggi, prevenire i rischi di malattia della pianta e usufruire di un sistema di supporto decisionale nell’affrontare eventuali situazioni limite.
In questo Siddùra è decisamente all’avanguardia, tanto da aver avviato una collaborazione con l’Università del Sacro Cuore di Piacenza per lo studio dell’incidenza di una stazione meteo personalizzata che offre una panoramica reale sul territorio dove si trovano le vigne.
L’industria mondiale del vino si interroga sulla capacità di adattamento delle zone storiche. Siddùra prova a guardare lontano. Perché per mantenere la qualità dei vini, dunque dei vitigni, nel tempo, occorre studiare. E prevedere i cambiamenti climatici.