“L’infermiere di famiglia e di comunità è una figura professionale strategica nel quadro generale della nuova impostazione che ridefinisce l’assetto del nostro sistema sanitario nazionale e regionale. La pandemia ha messo in evidenza la necessità di potenziare il territorio, inteso come primo irrinunciabile baluardo per le cure e l’assistenza dei cittadini”, lo ha dichiarato l’assessore regionale della Sanità, Mario Nieddu, intervenuto oggi nel corso di un incontro dal titolo ‘L’Infermiere di famiglia e di comunità: ambiti di intervento e proposte formative’, promosso dalla Facoltà di Medicina dell’Università di Cagliari.
Una figura professionale, quella dell’Infermiere di famiglia, che nasce verso la fine del 2020, in piena emergenza Covid, e che trova i suoi riferimenti nelle linee guida della Conferenza delle Regioni, recepite dalla Giunta Solinas a novembre dello stesso anno. Il documento definisce l’Infermiere di Famiglia come il “professionista appositamente formato, che ha un forte orientamento alla gestione proattiva della salute e opera rispondendo ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale e comunitario di riferimento, favorendo l’integrazione sanitaria e sociale dei servizi”.
“In questo rinnovato contesto in cui si cammina verso il futuro di un nuovo modello dove, in particolare, la gestione della cronicità deve trovare risposte in un monitoraggio costante che parta dalle cure domiciliari, dall’assistenza primaria e dalle strutture del territorio, la formazione specifica e specializzata degli infermieri di famiglia riveste un ruolo fondamentale”, dichiara l’assessore Nieddu.
Una sfida, quella della medicina territoriale, che si giocherà anche sulla realizzazione delle strutture intermedie, come le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e le Centrali operative territoriali, per cui la Regione ha approvato una programmazione di investimenti per 271 milioni di euro dalle risorse del Pnrr, a cui abbiamo aggiunto un cofinanziamento regionale per oltre 21,6 milioni di euro.
“In particolare, in Sardegna saranno cinquanta le Case della Comunità realizzate con l’attuazione del piano del Pnrr. In queste strutture l’assistenza infermieristica avrà un ruolo centrale”, ha precisato l’assessore. “Ma le strutture – ha aggiunto – da sole non bastano. Dobbiamo riempire di contenuti e professionalità adeguate i luoghi di cura, siano essi ospedali o presidi territoriali. Abbiamo ripreso a investire con forza sul nostro sistema sanitario a partire proprio dalla formazione. Occorrono però maggiori garanzie e il DM 71, che definisce il nuovo assetto della medicina territoriale, approvato dal Governo senza l’intesa delle Regioni, lascia ancora molti punti oscuri. Stiamo gettando le basi per il futuro della nostra sanità, non possiamo permetterci incertezze”.