Il 2021 si è chiuso con 1.317 nati, 5 in più rispetto a quelli registrati nel 2020, ma ancora lontani da quelli registrati nel 2019, in epoca pre Covid, quando i neonati registrati nella struttura complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari erano stati 1.452.
L’anno appena mandato in archivio è stato un anno tutto rosa. Le femminucce, infatti, sono state 672 mentre i maschietti sono stati 645.
Il numero dei parti spontanei sono stati 698 mentre i cesarei 529. Si registrano, inoltre, 20 parti gemellari.
«Il nostro, vista la presenza della Neonatologia nel Materno infantile, è centro riferimento per tutte le patologie ad alto rischio per le donne in gravidanza – afferma il neo direttore della Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari, professor Giampiero Capobianco – Inoltre, dal 2020 siamo anche l’unico punto nascita e reparto Covid nel centro nord della Sardegna».
Le donne positive al Covid che nel 2021 hanno partorito nella clinica dell’Aou di Sassari sono state 25.
A trainare il numero dei parti nel 2021 ci hanno pensato anche le mamme straniere che dalle 95 del 2020 sono passate a 120.
«Questa crescita – riprende il docente – in parte evidenzia che i sardi fanno meno figli, forse anche per poche politiche di welfare, con servizi e misure che potrebbero incentivare le nascite. Ecco, allora, che l’età media delle donne italiane che hanno il primo figlio si attesta a 33 anni mentre quella delle straniere è 30,8».
Sassari si conferma, così, città multietnica. Così, nel 2021 sono di origine nigeriana le mamme più numerose che hanno partorito a Sassari e si attestano a quota 33. Seguono quindi le mamme che provengono dalla Romania che sono state 13, poi dal Senegal 11, dalla Cina 7 e sempre 7 dal Marocco. Sono 4 le mamme brasiliane, cubane e slovacche. Poi ancora 3 le mamme del Bangladesh e 3 dell’Afghanistan. Si attestano a quota due le mamme arrivata dall’Albania, dalla Croazia, dal Pakistan, dall’Ucraina, dalla Bielorussia, dall’Unione Sovietica, dalla Polonia e dalla Spagna. A quota 1 le mamme che arrivano da Bosnia, Moldavia, Tunisia, Macedonia, Ghana, Filippine, Colombia, Francia, Guatemala, Usa, Repubblica Ceca, Svizzera, Finlandia, Repubblica Domenicana e Germania.
IL REPARTO COVID. Da maggio 2020 è centro di riferimento quale punto nascita e reparto Covid per il centro nord della Sardegna. La Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari ha vissuto da vera protagonista tutte le fasi della pandemia, con a disposizione un reparto dedicato Covid da sei posti letto e due sale operatorie.
La nuova struttura era stata completata a febbraio 2020, allestita per garantire maggiore comfort alle partorienti, avrebbe dovuto affiancare il reparto ordinario. Lo scoppio della pandemia, a marzo dello stesso anno, la faceva diventare un reparto a sé e lo inseriva all’interno dei percorsi Covid dedicati alle donne positive che devono partorire.
Il piccolo reparto Covid, in quasi due anni, ha ospitato 73 donne, la metà delle quali è risultata positiva al momento del parto, mentre l’altra metà si è negativizzata durante la gravidanza.
«Il nostro reparto ha ospitato partorienti che provenivano da tutto il nord Sardegna – afferma il neo direttore della struttura complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’Aou di Sassari, professor Giampiero Capobianco – e circa il 70 per cento erano asintomatiche mentre il restante 30 sintomatiche».
Lo scoppio della pandemia ha cambiato le abitudini di lavoro degli operatori. «Nel primo periodo – riprende Capobianco – grazie al professor Salvatore Dessole e alla direzione aziendale, sono stati creati i percorsi Covid per le pazienti. Ed è stata subito una realtà diversa nella quale lavorare rispetto al passato. Certo, negli operatori non è mancato il timore per sé e per i familiari».
Durante le fasi più critiche della pandemia, il professore ricorda che la struttura ha ospitato «tre pazienti con malattia severa grave – afferma –. A queste si aggiunge una donna con polmonite grave e trattata con Cpap. In questo caso, vista la gravità, la paziente era stata ricoverata in Pneumocovid e, in accordo con i colleghi della Pneumologia, ha partorito con taglio cesareo pretermine nelle sale operatorie della Stecca Bianca.
«Nella nostra esperienza – sottolinea ancora – tutti i bambini nati da mamme Covid positive sono sempre risultati negativi».
La Ginecologia e Ostetricia, in accordo con la Neonatologia, Tin e Nido, ha poi avviato l’attività di rooming in anche per le neo mamme del reparto Covid. Così le donne hanno potuto tenere il piccolo in stanza con loro, con l’attento monitoraggio e supporto delle ostetriche. Una pratica questa del rooming in che, oltre ad agevolare l’allattamento al seno, consente di sviluppare un forte legame mamma-bambino. «Alla base di questa iniziativa – afferma Giampiero Capobianco – c’è l’attivazione di tutte le misure di prevenzione del rischio come l’uso dei dispositivi di protezione individuale, il lavaggio delle mani e il distanziamento».
Inoltre, è proseguita la collaborazione con l’Anestesia e Rianimazione che, anche durante la pandemia, ha consentito di garantire il parto indolore a tutte le pazienti che ne hanno fatto richiesta.
Per il professor Capobianco la vaccinazione contro il Covid resta sempre una valida difesa. «Il nostro consiglio per le donne in gravidanza – riprende – è quello di vaccinarsi e sottoporsi a terza dose dopo cinque mesi. Secondo il “position paper” di Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia, la gravidanza è un fattore di rischio per malattia grave da Covid-19. Ecco perché le donne in gravidanza devono essere considerate una popolazione fragile nei confronti dell’infezione da Covid e nei loro riguardi la prevenzione dell’infezione deve essere quindi considerata una priorità.
«La vaccinazione è un atto d’amore – afferma ancora il docente – e questo vale ancor di più per le donne in gravidanza. È uno strumento centrale per proteggere loro e, di conseguenza, i neonati. La vaccinazione riduce i casi di malattia grave, i ricoveri in ospedale e quelli in terapia intensiva».
Da parte del direttore della struttura, infine, un ringraziamento va a tutti gli operatori e le strutture che hanno lavorato a stretto contatto con la Ginecologia e Ostetricia: dalla direzione generale alla direzione medica di presidio, da Malattie infettive a Pneumologia, da Neonatologia e Microbiologia e virologia, dalla Sorveglianza sanitaria alla Rianimazione. Quindi dal personale ostetrico, anestesiologico e infermieristico di Ginecologia e Ostetricia a quello sanitario delle sale parto e operatorie.